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228 il corbaccio

dare, se non a lei; e senza che insino a’ fornaciai a cuocere guscia d’uova, gromma di vino, marzacotto, e altre mille cose nuove n’erano impacciati. Delle quali confezioni essa ugnendosi e dipignendosi, come sé a vendere dovesse andare, spesse volte avvenne che, non guardandomene io e baciandola, tutte le labbra m’invischiai; e meglio col naso quella biuta che con gli occhi sentendo, non che quello che nello stomaco era di cibo preso, ma appena gli spiriti ritenea nel petto.

«Or, s’io ti dicessi di quante maniere ranni il suo auricome capo si lavava e di quante ceneri fatto, e alcuno piú fresco e alcuno meno, tu ti maraviglieresti; e vie piú, se io ti disegnassi quante e quali solennitá si servavano nello andare alla stufa e come spesso: dalle quali io credea lei lavata dovere tornare, ed ella piú unta ne venia che non v’era ita. Erano sommo suo desiderio e recreazione grandissima certe femminette, delle quali per la nostra cittá sono assai, che fanno gli scorticatoi alle femmine, e pelando le ciglia e le fronti e col vetro sottigliando le gote e del collo assottigliando la buccia e certi pel uzzi levandone; né era mai che due o tre non se ne fossono con lei a stretto consiglio trovate, come che altri trattati spesse volte tenessono; si come quelle che, oltre a quella loro arte, sotto titolo della quale baldanzose l’altrui case vicitassero e le donne, sono ottime sensali a fare che messer mazza rientri in valle bruna, donde dopo molte lagrime era stato cacciato fuori. Egli non si verrebbe a capo in otto di di raccontare tutte le cose ch’ella a cosí fatto fine adoperava, tanta gloria di quella sua artificiata bellezza, anzi spiacevolezza, pigliava: a conservazione della quale troppa maggiore industria s’adoperava; per ciò che il sole, l’aere, il di, la notte, il sereno e ’l nuvolo, se molto non venieno a suo modo, fieramente l’offendeano; la polvere, il vento, il fummo avea ella in odio a spada tratta. E quando i lavamenti erano finiti, se per sciagura le si ponea una mosca in sul viso, questo era si grande scandelezzo e si grande turbazione che, a rispetto, fu a’ cristiani perdere Acri un diletto. E dirottene una pazzia forse mai piú non udita.