Pagina:Boccaccio, Giovanni – L'Ameto, Lettere, il Corbaccio, 1940 – BEIC 1765776.djvu/226

220 il corbaccio

de’ cigni neri e de’ corbi bianchi che a’ nostri successori d’onorarne alcuna bisogni d’entrare in fatica; per ciò che Torme di coloro, che la reina degli angeli seguitarono, sono ricoperte; e le nostre femmine, digradando, hanno il cammino smarrito né vorrebbero giá che fosse loro insegnato; e, se pure alcuno, predicando, se ne affatica, cosí alle sue parole gli orecchi chiudono come Taspido al suono dello incantatore.

«Ora io non t’ho detto quanto questa perversa moltitudine sia gulosa f ritrosa, ambiziosa, invidiosa, accidiosa, iracunda e delira; né quanto ella nel farsi servire sia imperiosa, noiosa, vezzosa, stomacosa e importuna; e altre cose assai le quali, molto piú e piú spiacevoli che le narrate, se ne potrebbono contare; né intendo al presente dirleti, ché troppo sarebbe lunga la istoria. Ma per quello, che detto t’ho, dei tu assai ben comprendere cliente esse universalmente sieno e in quanto cieca prigione caggia, e dolorosa, chi sotto lo ’mperio loro cade per qual che si sia la cagione. Pare essere a me molto certo che, se mai ad alcune perverrá all’orecchie la veritá della loro malizia e de’ loro difetti da me dimostrati, che esse incontanente non a riconoscersi, né a vergognarsi d’essere da altrui conosciute e ad ogni forza e ’ngegno di divenire migliori, come devrebbono, rifuggiranno; ma, come usate sono, pure al peggio n’andranno correndo; e diranno me queste cose dire, non come veritiero, ma come uomo al quale, per ciò che altra spezie piacque, esse dispiacquono. Ma volesse Iddio che non altramente, che quello abominevol peccato mi piacque, esse mi fossero piaciute giá mai; per ciò che io arei assai tempo acquistato in quello che io dietro ad esse perdei; e nel mondo lá, dov’io sono, assai maggiore tormento sofferrei che quello ch’io sostengo.

«Ma vegniamo ad altro. Dovevanti ancora gli studi tuoi dimostrare chi tu medesimo sii, quando il naturale conoscimento non te l’avesse mostrato, e ricordarti e dichiararti che tu se’ uomo fatto alla immagine e alla similitudine di Dio, animale perfetto, nato a signoreggiare, e non ad esser signoreggiato. La qual cosa nel nostro primo padre ottimamente