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214 il corbaccio

Quante, sole e di notte, e per mezzo gli armati e ancora per mare e per li cimiteri delle chiese se ne truovano continuo dietro andare a chi me’ lavora? E, che maggior vituperio è, veggenti i mariti, ne sono assai che presummono fare i lor piaceri? Oh quanti parti in quelle, che piú temono oche piú delli loro falli arrossano, innanzi al tempo periscono! Per questo la misera savina, piú che gli altri alberi, si truova sempre pelata, quantunque esse a ciò abbiano argomenti infiniti. Quanti parti per questo, mal lor grado venuti a bene, nelle braccia della fortuna si gittano! Riguardinsi gli spedali. Quanti ancora, prima che essi il maternale latte abbino preso, se n’uccidono! Quanti a’ boschi, quanti alle fiere se ne concedono e agli uccelli! Tanti e in si fatte maniere ne periscono che, bene ogni cosa considerata, il minore peccato in loro è l’avere l’appetito della lussuria seguito.

«Ed è questo esecrabil sesso femmineo, oltre ad ogni altra comparazione, sospettoso e iracondo. Niuna cosa si potrá con vicino, con parente o con amico trattare, che, se ad esse non è palese, esse subitamente non suspichino contro a loro adoperarsi e i loro detrimenti trattarsi; benché di ciò gli uomini non si debbono molto maravigliare, per ciò che naturale cosa è di quelle cose, che altri sempre opera in altrui, di quelle da altrui sempre temere; per questo sogliono i ladroni sapere ben riporre le cose loro. Tutti i pensieri delle femmine, tutto lo studio, tutte l’opere a niuna altra cosa tirano, se non a rubare, a signoreggiare e ad ingannare gli uomini; perché leggermente credono sopra loro d’ogni cosa, che non sanno, simili trattati tenersi. Da questo gli strolagi, li negromanti, le femmine maliose, le ’ndovine sono da loro usitate, chiamate, aute care; e in tutte le loro opportunitá, di niente servendo se non di favole, di quello de’ mariti cattivelli sono abbondevolmente sovvenute e sustentate, anzi arricchite; e, se da queste pienamente saper non possono la loro intenzione, ferocissime e con parole altiere e velenose, s’ingegnano di certificarsi da’ loro mariti; a’ quali, quantunque il ver dicano, radissime volte credono.