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il corbaccio 213

notte tormentano i cattivelli: de’ quali infiniti sono, che cacciano chi ’l padre, chi il figliuolo; chi da’ fratelli si divide; e quali nè la madre nè ’l padre a casa si vogliono vedere e lasciano il campo solo alla vittrice donna. Le quali, poichè espedita la possessione veggono, tutta la sollecitudine alle ruffiane e agli amanti si volge. E sieti manifesto che colei, che in questa moltitudine piú casta, e piú onesta ti pare, vorrebbe avanti solo uno occhio avere che esser contenta solo d’uno uomo; e, se forse due o tre ne bastassero, sarie qualche cosa; e forse saria tollerabile se questi due o tre avanzassero i mariti, o fossero almen loro pari. La loro lussuria è focosa e insaziabile;, e per questo non patisce nè numero nè elezione: il fante, il lavoratore, il mugnaio, e ancora il nero etiopo, ciascuno è buono, sol che possa.

«E sono certo che sarebbono di quelle che ardirebbono a negare questo, se l’uomo non sapesse giá molte, non essendo i mariti presenti o quelli lasciati nel letto dormendo, esserne ne’ lupanari pubblici andate con vestimenti mutati;, e di quelli ultimamente essersi partite stanche, ma non sazie. E che cosa è egli ch’elle non ardiscano per potere a questo bestiale loro appetito soddisfare? Esse si mostrano timide, e paurose; e, comandandolo il marito, quantunque la cagione fosse onesta, non sarebbono in niuno luogo alto, chè dicono che vien meno loro il cerebro; non entrerebbono in mare, chè dicono che lo stomaco noi patisce; non andrebbono di notte, chè dicono che temono gli spiriti, l’anime, e le fantasime. Se sentono un topo andare per la casa, e che ’l vento muova una finestra o che una piccola pietra caggia, tutte si riscuotono, e fugge loro il sangue, e la forza, come se a un mortai pericolo soprastessono.

«Ma esse prestano fortissimi animi a quelle cose le quali esse vogliono disonestamente adoperare. Quante giá sù per le sommitá delle case, de’ palagi o delle torri andate sono, e vanno, da’ loro amanti chiamate o aspettate? Quante giá presummettero, e presummono tutto ’l giorno, o davanti agli occhi de’ mariti, sotto le ceste o nelle arche gli amanti nascondere? Quante nel letto medesimo co’ mariti farli tacitamente intrare?