Pagina:Boccaccio, Giovanni – L'Ameto, Lettere, il Corbaccio, 1940 – BEIC 1765776.djvu/200

194 il corbaccio

sí come sovente avviene a chi sogna, che gli pare ne’ maggiori bisogni per niuna condizione del mondo potersi muovere, cosí a me sognante parve avvenisse; e parvemi che le gambe mi fossero del tutto tolte e divenire immobile. E di tanto potere fu questa nuova paura ch’io non so pensare qual cosa fosse quella che si forte facesse il mio sonno ch’egli allora non si rompesse; e per questa téma, senza alcuna cosa rispondere o dire, stare mi parve: la qual cosa veggendo lo spirito, esso ridendo mi disse:

— Non dubitare: parla sicuramente meco e della mia compagnia prendi fidanza; ché per certo io non sono venuto per nuocerti, ma per trarti di questo luogo, se fede intera presterai alle mie parole. —

Il che udendo io, e tornandomi nella memoria quello che negli uomini possano gli spiriti, mi renderò la sicurtá partita; e, verso lui alzando il viso, il pregai umilemente che di trarmene s’avacciasse, prima che altro pericolo ne sopravvenisse; ed egli allora disse:

— Io non aspetto altro, a dover far quello che domandi, che tempo; per ciò che tu dei sapere che, quantunque l’entrare di questo luogo sia apertissimo a chi vuole entrarci con lascivia e con mattezza, egli non è cosí agevole il riuscirne; ma è faticoso e conviensi fare e con senno e con fortezza: le quali avere non si possono senza l’aiuto di colui che l’aiutò, col volere del quale egli era quivi venuto. —

Allora mi parve che io dicessi:

— Poiché tempo n’è prestato di ragionare né si subita può essere la nostra partita, se grave non ti fosse, volentieri d’alcune cose ti domanderei. —

Al quale esso benignamente rispuose:

— Sicuramente ciò che ti piace domanda, infino a tanto ch’io verrò a*te domandare d’alcune cose, e alcune dirtene intorno a quelle. —

Io allora con voce assai esperta dissi:

— Due cose con pari desiderio mi stimolano, ciascuna ch’io prima di lei domandi; e per ciò in somma domanderò