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il corbaccio 191

guardare con gli occhi corporali né per estimazione della mente in guisa alcuna mi pareva dovere comprendere, né conoscere, da qual parte io mi fossi in quella entrato; né ancora, che piú mi spaventava, poteva discernere dond’io di quindi potessi uscire e in piú dimestichi luoghi tornarmi. E, oltre a questo, mi parea per tutto, dove che io mi volgessi, sentire mugghi, urli e strida di diversi e ferocissimi animali: de’ quali la qualitá del luogo mi dava assai certa speranza e testimonianza che per tutto ne dovesse essere. Laonde e dolore e paura parimente mi venne nell’animo: il dolore agli occhi miei recava continue lacrime, e sospiri e rammarichíi alla bocca.

La paura m’impediva di prendere partito verso quale di quelle montagne io dovessi prendere il cammino per partirmi di quella valle, ciascuna parte mostrandomi piena di piú forti nimici della mia vita: laond’io, arrestato nella guisa che mostrato è, e da ogni consiglio e aiuto abbandonato, quasi niun’altra cosa che la morte o da fame o da crudel bestia aspettando, fra gli aspri sterpi e le rigide piante piangendo mi parea dimorare; niun’altra cosa faccendo che tacitamente o dolermi dell’entrata, sanza prevedere dov’io pervenire mi dovessi, o chiamare il soccorso di Dio. E, mentre che io in cotal guisa e giá quasi da ogni speranza abbandonato, tutto delle mie lagrime molle mi stava, ed ecco di verso quella parte, dalla quale nella misera valle il sole si levava, venire verso me con lento passo un uomo senza alcuna compagnia; il quale, per quello ch’io poi piú da presso discernessi, era di statura grande e di pelle e di pelo bruno, benché in parte bianco divenuto fosse per gli anni, de’ quali forse sessanta o piú dimostrava d’avere, asciutto e nerbuto, e di non molto piacevole aspetto; e il suo vestimento era lunghissimo e largo e di colore vermiglio, come che assai piú vivo mi paresse, non ostante che tenebroso fosse il luogo, dov’io era, che quello che qua tingono i nostri maestri. Il quale, come detto è, con lenti passi approssimandosi a me, in parte mi porse paura e in parte mi recò speranza: paura mi porse per ciò ch’io cominciai a temere non quello luogo a lui fosse per propria