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186 il corbaccio

fossi fieramente trattato male da colei la quale io mattamente per mia singulare donna eletta avea e la quale io assai piú che la propria vita amava e oltre ad ogni altra onorava e reveriva. E in ciò parendomi oltraggio e ingiuria, sanza averla meritata, ricevere, da sdegno sospinto, dopo molti sospiri e rammarichíi, amaramente cominciai, non a lagrimare solamente, ma a piagnere. E in tanto d’afflizione trascorsi, ora della mia bestialitá dolendomi, ora della crudeltá trascurata di colei, che, uno dolore sopra un altro col pensiero aggiugnendo, estimai che molto meno dovesse essere grave la morte che cotal vita; e quella con sommo desiderio cominciai a chiamare; e, dopo molto averla chiamata, conoscendo io che essa, piú che altra cosa crudele, piú fugge chi piú la desidera, meco immaginai di costrignerla a trarmi dal mondo.

E giá del modo avendo diliberato, mi sopravvenne un sudore freddo e una compassion di me stesso, con una paura mescolata di non passare, di malvagia vita, a peggiore, se io questo facessi, che fu di tanta forza che quasi del tutto ruppe e spezzò quello proponimento che io davanti reputava fortissimo. Per che, ritornatomi alle lagrime e al primiero rammarichio, tanto in esse multiplicai che ’l desiderio della morte, dalla paura di quella cacciato, ritornò un’altra volta; ma, tolto via come la prima e le lagrime ritornate, a me, in cosí fatta battaglia dimorante, credo da celeste lume mandato, sopravvenne un pensiero; il quale cosí nella afflitta mente meco cominciò assai pietosamente a ragionare:

«Deh stolto, che è quello a che il poco conoscimento della ragione, anzi piú tosto il discacciamento di quella, ti conduce? Or se’ tu si abbagliato che tu non t’avvegghi che, mentre tu estimi altrui in te crudelmente adoperare, tu solo se’ colui che verso te incrudelisci? Quella donna che tu, sanza guardare come, incatenata la tua libertá e nelle sue mani rimessa, t’è, si come tu di’, di gravi pensieri cagione (tu se’ ingannato: tu, non ella, ti se’ della tua noia cagione), mostrami dov’ella venisse ad isforzarti che tu l’amassi; mostrami con quali armi, con quali giurisdizioni, con qual forza ella