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mi disse: —«Corri al varco», donde vedi si può discendere, e il qual questa bestia poco avanti occupava; «Mentre ch’è ’n furia, è buon che tu ti cale», quasi voglia dire: quando in furia non fosse, sarebbe piú difficile il poter discendere; e in ciò n’ammaestra alcuno altro consiglio non essere migliore, quando l’iracundo in tanta ira s’è acceso che furioso è divenuto, che il partirsi e lasciarlo stare. «Cosi prendemmo». Qui comincia la seconda parte del presente canto, nella quale si dimostra come discendessero, e alcuna cosa che di quella scesa gli ragiona Virgilio. Dice adunque: «Cosi prendemmo via», essendo il Minotauro in furia, «su per lo scarco, Di quelle pietre», le quali erano dalla sommitá di quello scoglio cadute, come caggiono le cose che talvolta si scaricano, «che spesso moviensi Sotto i mie’ piedi per lo nuovo carco», cioè per me, il quale andando le caricava e premeva, percioché era uomo: il che far non sogliono gli spiriti; e però dice «nuovo carco», perché non era usato per quel cammino d’andare persona viva, la qual quelle pietre col carco della sua persona premesse. «Io giá pensando»: qui mostra Virgilio d’aver conosciuto il pensier dell’autore per avviso, non giá che altra certezza n’avesse, e però dice: «e que’ disse: —Tu pensi Forse a questa ruina, ch’è guardata Da quell’ira bestiai, ch’io ora spensi», come sia potuta avvenire, avendo riguardo al luogo, nel quale tu non estimi dover potere esser quelle alterazioni, le quali sono vicino alla superficie della terra. [E oltre a ciò, percioché dice «da quella ira bestiale», potrebbe alcun dire: se quello Minotauro era iracundo, non pare che l’autore il dovesse in questo luogo discrivere, ma piú tosto di sopra nella palude di Stige, dove punisce gli altri iracundi; ma questo dubbio assai ben si mostra soluto per l’adiettivo il quale dá a questa ira, chiamandola «ira bestiale». La quale si dee intendere essere ira in tanto trapassata i termini dell’ira umana, che ella è trasandata nella bestialitá, e per conseguente convertita in ostinato odio; e perciò attamente esser posta alla scesa del cerchio settimo, nel quale si puniscono i bestiali.]