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Cantiche storie testimoniano, fu di spesa e di grandezza e d’artificio maravigliosa; percioché Artemisia, ogni femminile avarizia posta giú, fece chiamare a sé i quattro maggiori maestri d’intaglio e di edificare che al mondo avesse a’ suoi tempi, i nomi de’ quali furono Scopas, Bryaxes, Timoteo e Leochares; e fuori d’Alicarnasso, sua reai cittá, comandò loro che ordinassero, senza avere riguardo ad alcuna spesa, il piú nobile e il piú magnifico sepolcro che far si potesse. Li quali, preso uno spazio quadro, la cui lunghezza fu sessantatré piedi, la larghezza non fu tanta, l’altezza fu centoquaranta, il circúito del quale cinsero di trentasei maravigliose colonne; e quella parte, la quale era vòlta a levante, dicono che intagliò Scopas, e quella che era a tramontana Bryaxes, e quella che vòlta era in ponente lavorò Leochares, e la quarta Timoteo; li quali in intagliare istorie e immagini, ovvero statue, posero tanto studio e tanta arte, per dover ciascuno apparere il migliore, che, molti secoli poi, assai agevolmente apparve agl’intendenti questi maestri avere lavorato per disiderio di gloria, e non per guadagno; e cosi infino al disiderato fine il produssero. Appresso a’ quali vi venne un quinto artefice, di non minore ingegno che i quattro primi, chiamato Yteron, il quale per ventiquattro gradi ragguagliò la piramide, cioè la punta quadra superiore; e poi vi s’aggiunse il sesto, chiamato Pythis, il quale nella sommitá di tutto il dificio fece una quadriga, cioè un carro con quattro ruote, tirato da quattro cavalli, con maraviglioso artificio composta. E in questo fini il lavorio di tanta bellezza e si magnifico, che lungo tempo fu annoverato l’uno de’ sette miracolosi lavoríi, li quali in tutto il mondo essere allora si ragionavano. E da Mausolo fu «mausoleo» nominato; e cosi, come detto è, ancora si nominano le maravigliose sepolture de’ re. Chiamansi ancora i sepolcri, «busti», e questi son detti da’ corpi «combusti», cioè arsi, si come anticamente far si soleano. E chiamansi «urne», le quali erano certi vasi di terra e d’ariento e d’oro, secondo che color potevano che ciò facevano, nelle quali, con diligenzia ricolta, la cenere d’alcun corpo arso dentro vi mettevano. E questo basti aver de’ sepolcri detto.