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Poi rincomincia Tommaso d’Aquino
com’egli intenda: «Non surse il secondo»
di Salamone, e con chiaro latino
gliele dimostra, ed un lume giocondo
65l’accerta lor, piú lieti e piú lucenti,
come i lor corpi riavran del mondo.
Quindi nel quinto ciel di lucolenti
spiriti vede una mirabil croce,
della quale un de’ suoi primi parenti
70gli fa carezze, e con soave voce
gli si discuopre, e mostra quale stato
Fiorenza avesse, quando nel feroce
e labil mondo fu da pria creato;
quindi le schiatte piú di nome degne
75nomina tutte, da lui dimandato.
Poi gli fa chiare le parole pregne
di Farinata, e ’n purgatoro udite,
a lui mostrando del futuro insegne.
Appresso ancor con parole espedite
80gli nomina di quei santi fulgori
Iosuè, Iuda, Carlo e piú, scolpite
da lui nel nominar per gli splendori
cresciuti. E quindi nel Giove sen sale,
dove un’aquila fanno i santi ardori
85di sé mirabile e bella, la quale
gli solve il dubbio d’un che nato sia
su lito, senza udire o bene o male
di Dio, mostrando quel che di lui fia;
quindi Davit e Traiano e Rifeo
90gli mostra, ed altri en la sua luce dia.
Poi ’l chiarisce d’un dubbio che si feo
in lui, de’ due che appaion pagani
nel primo aspetto. Quindi uno scaleo,
salito nel Saturno, di sovrani
95lumi ripien discerne, onde altro scende
ed altro sale, e con Pier Damiani