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«E quegli» (supple) pregò dicendo: — «O figliuol mio, non ti dispiaccia», non ti sia grave, «Ser Brunetto Latino un poco teco», cioè d’aver me alquanto teco.

Questo ser Brunetto Latino fu fiorentino, e fu assai valente uomo in alcune delle liberali arti e in filosofia, ma la sua principal facultá fu notarla, nella quale fu eccellente molto: e fece di sé e di questa sua facultá si grande stima, che, avendo, in un contratto fatto per lui, errato, e per quello essendo stato accusato di falsitá, volle avanti esser condannato per falsario che egli volesse confessare d’avere errato; e poi, per isdegno partitosi di Firenze, e quivi lasciato in memoria di sé un libro da lui composto, chiamato II tesoretto, se n’andò a Parigi, e quivi dimorò lungo tempo, e composevi un libro, il quale è in volgar francesco, nel quale esso tratta di molte materie spettanti alle liberali arti e alla filosofia morale e naturale, e alla metafisica, il quale egli chiamò II tesoro; e ultimamente credo si morisse a Parigi. E, percioché mostra l’autore il conoscesse per peccatore contro a natura, in questa parte il discrive, dove gli altri pone che contro a natura bestialmente adoperarono. 1 Séguita adunque il priego suo, il quale ancora nelle parole superiori non era compiuto, e dice: «Ritorna indietro»; eragli per avventura alquanto innanzi l’autore, e perciò il priega che ritorni; «e lascia andar la traccia», — di queste anime, le quali tutte ti riguardano, le qual forse l’autore con piú studioso passo seguiva per conoscerne alcuna, e per domandare degli altri che a quella pena eran dannati. «Io dissi lui: — Quanto posso ven preco», che noi siamo alquanto insieme; «E se volete che con voi m’asseggia», cioè ristea, «Faròl, se piace a costui», cioè a Virgilio, «ché vo seco», come con mia guida e maestro. — «O figliuol —disse» ser Brunetto — «qual di questa greggia», cioè di questa brigata, «S’arresta punto, giace poi cent’anni Senza arrostarsi, quando» (supple) avviene che «il foco il feggia», cioè il ferisca. «Però va’oltre: io ti verrò a’panni», cioè appresso, «E poi», che io avrò alquanto ragionato teco,