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tempi concreate le cose, le quali l’autor sente per la statua da lui discritta, la quale per ciò dice stare eretta, perché ancora que’ medesimi effetti, che, giá son piú migliaia d’anni, cominciarono, perseverano. E, fatta la dimostrazione del luogo universale, e ancora del particulare, discrive l’effetto formale della sua intenzione, il qual finge in una statua simile quasi ad una. la quale Daniel profeta dimostra essere stata veduta in sogno da Nabucdonosor re. Ma non ha nella sua l’autor quella intenzione, la qual Daniello dimostra essere in quella, la quale dice essere stata veduta da Nabucdonosor; percioché, dove in quella Daniel dimostra a Nabucdonosor significarsi il suo regno e alcune sue successioni, in questa l’autore intende alcuni effetti seguiti in certe varietá di tempi, cominciate dal principio del mondo infino al presente tempo. Dice adunque primieramente questa statua, la qual discrive, essere d’un uomo grande e vecchio, volendo per questi due adiettivi dimostrare, per l’uno la grandezza del tempo passato dalla creazion del mondo infino ai nostri tempi, la quale è di seimila cinquecento anni, e per l’altro la debolezza e il fine propinquo di questo tempo; percioché gli uomini vecchi il piú hanno perdute le forze, per lo sangue il quale è in loro diminuito e raffreddato; e, oltre a ciò, al processo della lor vita non hanno alcuno altro termine che la morte, la quale è fine di tutte le cose. Appresso dice che tiene vòlte le spalle verso Dannata, la quale sta a Creti per lo levante; volendo per questo mostrare il naturai processo e corso delle cose mondane, le quali, come create sono, incontanente volgono le spalle al principio loro, e cominciano ad andare e a riguardare verso il fine loro; e per questo riguarda verso Roma, la quale sta a Creti per occidente. E dice la guata come suo specchio: sogliono le piú delle volte le persone specchiarsi per compiacere a se medesime della forma loro; e cosi costui, cioè questo corso del tempo, guarda in Roma, cioè nelle opere de’ romani, per compiacere a se medesimo di quelle le quali in esso furon fatte, si come quelle che, tra l’altre cose periture fatte in qualunque parte del mondo, furono di piú eccellenzia e piú commendabili