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«Queste parole fur del duca mio» (cioè quelle che dette sono, «Cosa non fu», ecc.), «Per ch’io’l pregai che mi largisse», cioè donasse, «il pasto», cioè che egli mi facesse chiaro perché questo ruscello fosse la piú notabil cosa che io veduta avessi per infino a qui in inferno: «Di cui largito m’aveva ’l disio», cioè fatto nascer disiderio di sapere.

Per lo qual priego dell’autore, Virgilio incomincia a discrivergli l’origine de’ detti fiumi, cosi: — «In mezzo ’l mar siede un paese guasto, — Diss’egli allora, — che s’appella Creta». Creti è una isola dell’Arcipelago, ed è una delle Cicladi, e perciò dice che ella siede in mezzo mare, perché ella è, si come ogni altra isola, intorniata dall’acque del mare: e chiamala «paese guasto», e cosi è, per rispetto a quello che anticamente esser solea, percioché d’essa scrivono gli antichi che ella fu nobilissima isola, di molti e nobili abitanti, di molte cittá, e fruttuosissima molto; e fu dinominata Creti da un re, il quale ella ebbe, che si chiamò «Cres». Oggi la tengono i vineziani tirannescamente, e hanno di quella cacciati molti antichi paesani e gran parte d’essa, il cui terreno è ottimo e fruttifero, fanno star sodo e per pasture, per tener magri quegli della contrada.

E séguita: «sotto’l cui rege fu giá il mondo casto». Séguita in questa parte l’autore l’opinion volgare delle genti, la qual tiene che Saturno fosse re di Creti; la qual cosa Evemero nella istoria sacra mostra non esser cosi, anzi dice che egli fu re d’Olimpo, il quale è un monte altissimo in Macedonia. È ben vero che ella era sotto la sua signoria, e perciò dice che sotto il re di questa isola fu il mondo casto; percioché, come altra volta è stato detto, regnante Saturno, fu il mondo o non corrotto, o men corrotto alle lascivie che poi stato non è; e però dice Giovenale,

Credo pudicitiam, Saturno rege, moratam
in terris, ecc.

«Una montagna v’è», in questo paese guasto, «che giá fu lieta, D’acqua e di frondi», si come quella nella quale eran