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in questo feri di tanta forza, che la testa gli si spezzò, e sparsegli il cerebro, uscito del luogo suo; e quivi cadde morto. Per la quale disperazione l’autore, si come contro a se medesimo violento, il dimostra in questo cerchio esser dannato. Dice adunque cosi: «Io son colui, che tenni ambo le chiavi Del cuor di Federigo», imperadore. E vuole in queste parole dire: io son colui il quale, con le mie dimostrazioni, feci dire si e no allo ’mperadore di qualunque cosa, come io volli, percioché, si come le chiavi aprono e serrano i serrami, cosi io apriva il volere e’l non volere dell’animo di Federigo. E però segue: «e che le volsi Serrando e disserrando si soavi», cioè con tanto suo piacere e assentimento, «Che dal segreto suo quasi ogni uom tolsi», in tanto gli erano accette le mie dimostrazioni. E, questo detto, vuol dimostrare che meritamente avea ogni altro tolto dal segreto dello’mperadore, dicendo: «Fede portai al glorioso ufizio», cioè d’essere suo secretano, per lo qual quasi si poteva dir lui essere Pimperadore, «Tanta, ch’io ne perdei il sonno e’ polsi». Perdesi il sonno per l’assidue meditazioni, le quali costui vuol mostrare che avesse in pensar sempre a quello che onore e grandezza fosse del signor suo; e in ciò dimostrava singulare affezione e intera fede verso di lui. I polsi son quelle parti nel corpo nostro, nelle quali si comprendono le qualitá de’ movimenti del cuore, e in queste piu e men correnti si dimostrano le virtú vitali, secondo che il cuore è piú o meno oppresso da alcuna passione; e perciò, dicendo costui sé averne perduti i polsi, possiamo intendere lui voler mostrare sé con si assidua meditazione avere data opera alle bisogne del suo signore, che gli spiriti vitali, o per difetto di cibo o di sonno o d’altra cosa, ne fossero indeboliti talvolta, e cosi essersi perduta la dimostrazione, la quale de’ lor movimenti fanno ne’ polsi.

E, detto questo, dimostra la cagione del suo cadimento e della sua morte, dicendo: «La meretrice», cioè la’nvidia, la quale perciò chiama «meretrice», perché con tutti si mette, come quelle femmine le quali noi volgarmente chiamiamo «meretrici»; vogliendo in questo che, come quelle femmine hanno alcun