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il quale con la sua astuzia in tanta grazia divenne, che alcun segreto dello ’inperadore celato non gli era, né quasi alcuna cosa, quantunque ponderosa e grande fosse, senza il suo consiglio si deliberava; perche del tutto assai poteva apparire costui tanto potere dello ’mperadore, che nel suo voler fosse il si e il no di ciascuna cosa. Per la qual cosa gli era da molti baroni e grandi uomini portata fiera invidia; e, stando essi continuamente attenti e solleciti a poter far cosa, per la quale di questo suo grande stato il gittassero, avvenne, secondo che alcuni dicono, che avendo Federigo guerra con la Chiesa, essi, con lettere false e con testimoni subornati, diedero a vedere allo ’mperadore questo maestro Piero aver col papa certo occulto trattato contro allo stato dello ’mperadore, e avergli ancora alcun segreto dello ’mperadore rivelato. E fu questa cosa con tanto ordine e con tanta e si efficace dimostrazione fatta dagl’invidi vedere allo ’mperadore, che esso vi prestò fede, e fece prendere il detto maestro Pietro e metterlo in prigione: e, non valendogli alcuna scusa, fu alcuna volta nell’animo dello ’mperadore di farlo morire. Poi, o che egli non pienamente credesse quello che contro al detto maestro Piero detto gli era, o altra cagione che ’l movesse, diliberò di non farlo morire, ma, fattolo abbacinare, il mandò via. Maestro Piero, perduta la grazia del suo signore, e cieco, se ne fece menare a Pisa, credendo quivi men male che in altra parte menare il residuo della sua vita, si perché molto gli conosceva divoti del suo signore, e si ancora perché forse molto serviti gli avea, mentre fu nel suo grande stato. Ed essendo in Pisa, o perché non si trovasse i pisani amici come credeva, o perché dispettar si sentisse in parole, avvenne un giorno che egli in tanto furor s’accese, che disiderò di morire; e, domandato un fanciullo il quale il guidava, in qual parte di Pisa fosse, gli rispuose il fanciullo: —Voi siete per me’ la chiesa di San Paolo in riva d’Arno; — il che poi che udito ebbe, disse al fanciullo: — Dirizzami il viso verso il muro della chiesa. — Il che come il fanciullo fatto ebbe, esso, sospinto da furioso impeto, messosi il capo innanzi a guisa d’ un montone, con quel corso che piu potè, corse a ferire col capo nel muro della chiesa, e