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le parole mie sole: e vuoisi questa lettera cosi ordinare: «Il duca mio rispose. — O anima lesa, se egli avesse prima potuto pur con la mia rima credere ciò che ha veduto, Non avrebbe egli in te la man distesa», a cogliere il ramuscello: «Ma la cosa incredibile», cioè che di voi uscissero i guai, li quali esso sentiva, «mi fece Indurlo ad ovra, ch’a me stesso pesa», cioè a schiantare quel ramo dalla tua pianta. «Ma digli chi tu fosti, si che, invece», cioè in luogo, «D’alcuna ammenda», aH’offesa la qual fatta t’ha, «tua fama rinfreschi», cioè rinnuovi, col dire alcuna cosa laudevole di te, «Nel mondo sii, dove tornar gli lece», — cioè è lecito, si come ad uomo che ancora vive e non è dannato. «E ’l tronco: — Si». Qui comincia la settima parte della seconda principale di questo canto, nella quale lo spirito dice chi egli è, e però comincia: «E ’l tronco: — Si col dolce dir», cioè con la soavitá delle tue parole, «m’adeschi», cioè mi pigli, e spezialmente in quanto m’imprometti di rinfrescar la fama mia nel mondo, «Ch’io non posso tacere», che io non ti manifesti quello di che tu mi domandi; e però «e voi non gravi», cioè non vi sia noioso, «Perch’io un poco a ragionar m’inveschi», cioè mi distenda, mostrandovi quello, per che meritamente potrá rinfrescare la fama mia. «Io son colui che tenni ambo le chiavi». Qui dimostra lo spirito chi egli è, ma noi dichiara per lo propio nome, ma per alcuna circunlocuzione, nella quale egli intende di dimostrare la preeminenza la quale ebbe in questa vita, e, oltre a ciò, la cagione che da quella il togliesse, e fosse cagione della sua morte; e ancora dimostra la innocenza sua, credendo per questa circunlocuzione essere assai ben conosciuto. E però, accioché con men fatica s’intenda questa sua circunlocuzione, è da sapere che costui fu maestro Piero dalle Vigne della cittá di Capova, uomo di nazione assai umile, ma d’alto sentimento e d’ingegno; e fu ne’ suoi tempi reputato maraviglioso dettatore, e ancora stanno molte delle pistole sue, per le quali appare quanto in ciò artificioso fosse; e per questa sua scienza fu assunto in cancelliere dell’imperador Federigo secondo, appo