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fu onorevolmente seppellito nel castello di Solcino. E percioché violentissimo fu, come mostrato è, il pone l’autore qui in quel sangue bollire e esser dannato. [Le*, xlvii] «E quell’altro, ch’è biondo, È Opizzo da Esti, il qual per vero Fu spento dal figliastro sii nel mondo». Questo Opizzo da Esti dice alcuno che fu dei marchesi da Esti, li quali noi chiamiamo da Ferrara, e fu fatto per la Chiesa marchese della Marca d’Ancona, nella quale, piú la violenza che la ragione usando, fece un gran tesoro, e con quello e con l’aiuto di suoi amici occupò la cittá di Ferrara, e cacciò di quella la famiglia de’ Vinciguerre con altri seguaci di parte imperiale; e. appresso questo, per piú sicuramente signoreggiare, similmente ne cacciò de’suoi congiunti; ultimamente dice lui una notte esser costui stato, da Azzo suo figliuolo, con un piumaccio affogato. Ma l’autor mostra di voler seguire quello che giá da molti si disse, cioè questo Azzo, il quale Opizzo reputava suo figliuolo, non essere stato suo figliuolo; volendo questi cotali la marchesana moglie d’Opizzo averlo conceputo d’altrui, e dato a vedere ad Opizzo che di lui conceputo l’avesse: e perciò dice l’autore «Fu spento», cioè morto, «dal figliastro». E, percioché violento uom fu, quivi tra’ tiranni e omicide e rubatori il dimostra esser dannato. «Allor mi volsi al poeta», per veder quello che gli paresse di ciò che il centauro diceva, e se esso gli dovesse dar fede, «e que’ disse: — Questi ti sia or primo», cioè dimostratore, «ed io secondo». — E vuole in questo affermar Virgilio che al centauro sia da dar fede a quel che dice. «Poco piú oltre il centauro s’affísse Sovr’una gente che ’nfino alla gola Parea che di quel bullicame uscisse», tenendo tutto l’altro corpo nascoso sotto il bogliente sangue. E chiamalo «bullicame», da un lago il quale è vicino di Viterbo, il qual dicono continuamente bollire; e da quello bollire o bollichio esser dinominato «bullicame»: e percioché, in questo bollire, quel sangue è somigliante a quell’acqua, per lo nome di quella, o pur per lo suo bollir medesimo, il nomina «bullicame». «Mostrocci un’ombra dall’un canto sola. Dicendo: — Colei fesse in grembo a Dio, Lo cor, che ’n su Tamigi ancor si cola». /