Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. III, 1918 – BEIC 1759627.djvu/115

figliuolo che intender vogliamo; e percioché non come re ma come tiranni signoreggiarono: meritamente l’autore qui, nel sangue bogliente, tra la prima spezie de’ violenti nel dimostra. «E quella fronte, c’ha il pel cosi nero, È Azzolino». Costui chiama Musatto padovano in una sua tragedia Ecerino, ed è quello Azzolino, il quale noi chiamiamo Azzolino «di Romano», e cosi similmente il cognomina il predetto Musatto; e, secondo scrive Giovanni Villani, egli fu gentile uomo di legnaggio. Fu adunque costui potentissimo tiranno nella Marca trivigiana, e, per quello che si sappia, egli tenne la signoria di Padova, di Vicenza, di Verona e di Brescia, e molti uomini e femmine uccise, o fece andare tapinando per lo mondo, e massimamente de’ padovani, de’ quali ad un’ora avendone nel prato di Padova rinchiusi in un palancato undicimila, tutti gli fece ardere. E di questa arsione si dice questa novella: che, avendo egli un suo notaio, o cancelliere che fosse, chiamato ser Aldobrandino, il quale ogni suo segreto sapea, e avendo preso tacitamente sospetto di lui, e volendolo far morire, il domandò se egli sapeva chi si fossero quegli che nel palancato erano legati. Gli rispose ser Aldobrandino che di tutti aveva ordinatamente il nome in un suo quaderno, il quale aveva appresso di sé. — Adunque — disse Azzolino, — avendomi il diavolo fatte molte grazie, io intendo di fargli un bello e un grande presente di tutte l’anime di costoro che legati sono; né so chi questo si possa far meglio di te, poiché di tutti hai il nome e il soprannome; e però andrai con loro, e nominatamente da mia parte gliele presenta. — E, fattolo menar lá col suo quaderno, insieme con gli altri il fece ardere. Ultimamente, avendo molte crudeltá operate, andando con molta gente per prender Melano, trovò al fiume d’Adda il marchese Palavicino con gente essergli venuto all’incontro, e aver preso il ponte donde Azzolino credeva poter passare: per la qual cosa egli con la sua gente mettendosi a nuoto per lo fiume, furono dai nemici ricevuti con loro grande svantaggio, e fu in quella zuffa gravemente fedito e preso Azzolino, e menatone in Casciano, un castello ivi vicino, dove mai né mangiar volle, né bere, né lasciarsi curare; e cosi si mori nel 1260, e