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e che niun’altra cosa gli restava a fare, avendo la madre e ’l fratello uccisi, se non d’uccidere il suo maestro e colui che allevato l’avea. E quinci, abbracciata la moglie, la confortò e pregò che con forte animo portasse questa ingiuria. E, avendo giá il centesimo anno passato, si fece aprir le vene delle braccia, e appresso, percioché il sangue lentamente usciva del corpo, similmente si fece aprir le vene delle gambe e delle ginocchia; e, mentre lentamente mancava la vita sua, infino che gli bastaron le forze di poter parlare, fatti venire scrittori, piú cose degne di laude in sua fama e in bene di coloro che dopo la sua morte le dovevan vedere, fece scrivere. Ma, prolungandosi troppo la morte, pregò Stazio Anneo medico, lungamente stato suo fido amico, che gli desse veleno, il quale egli lungamente davanti s’aveva apparecchiato. 11 quale preso, né d’alcuna cosa offendendolo, per li membri, che erano giá freddi e niuna via davano donde il veleno potesse al cuore trapassare; si fece alla fine mettere in un bagno d’acqua molto calda, nel quale entrando, con le mani, que’ servi che piú prossimani gli erano, presa dell’acqua, risperse. Da’quali fu udita questa voce: che esso quello liquore sacrificava a Giove liberatore. E poco appresso dal vapore caldo dell’acqua fu ucciso, e senza alcuna pompa o solennitá di funebre ufficio fu, secondo il costume antico, arso il corpo suo.

Fu nondimeno fama, secondo che il predetto Cornelio scrive, che Subrio Flavio aveva co’ centurioni avuto secreto consiglio, il quale Seneca aveva saputo, che, poiché Nerone fosse stato per opera di Pisone ucciso, che esso Pisone similmente ucciso fosse, e che l’imperio fosse dato a Seneca, quasi, come non colpevole, per ragione delle sue virtú fosse stato eletto all’altezza del principato.

Ma, come che l’autore in questo luogo il ponga come dannato, io non sono perciò assai certo, se questa opinione sia da seguire o no: conciosiacosaché si leggano piú epistole mandate da Seneca a san Paolo e da san Paolo a Seneca, nelle quali appare tra loro essere stata singulare amistá, quantunque occulta fosse; ed in quelle, o almeno nell’ultima di