Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/74

non licebat; atque híc vir impedivi animi aciem aspectu oculorum arbitrabatnr: et cum olii persaepe quod ante pedes essei no?i viderent, ille infinitatem omnem pervagabatur, ut nulla in extreinitale consisterei». «Diogene». Diogene cui figliuol fosse, o di qual cittá, non mi ricorda aver letto, ma lui essere stato solenne filosofo, e uditore di Anassimandro, molti il testimoniano: e similmente lui essere rimaso di ricchissimo padre erede. Il quale, come la veritá filosofica cominciò a conoscere, cosí tutte le sue gran ricchezze donò agli amici, senza altra cosa serbarsi che un bastone per sostegno della sua vecchiezza e una scodella per poter bere con essa: la qual poco tempo appresso gittò via, veggendo un fanciullo bere con mano ad una fonte. E cosí, ogni cosa donata, primieramente cominciò ad abitare sotto i portici delle case e de’ templi; poi, trovato un doglio di terra, abitò in quello; e diceva che esso meglio che alcun altro abitava, percioché egli aveva una casa volubile, la quale niuno altro ateniese aveva: e quella nel tempo estivo e caldo volgeva a tramontana, e cosi avea l’aere fresco senza punto di sole; e il verno il volgeva a mezzogiorno, e cosí aveva tutto ’l di i raggi del sole che ’l riscaldavano. Fu negli studi continuo e sollecito mostratore agli uditori suoi. Tenne una opinione istrana dagli altri filosofi, cioè che ogni cosa onesta si doveva fare in publico; ed eziandio i congiungimenti de’ matrimoni, percioché erano onesti, doversi fare nelle piazze e nelle vie: il quale perché atto di cani pareva, fu cognominato «cinico» e principe della setta de’ cinici. Di costui si raccontano cose assai, e non men piacevoli che laudevoli; per che non sará altro che utile Taverne alcuna raccontata. Dice Seneca, nel libro quinto de’ Benefici, che Alessandro, re di Macedonia, s’ingegnò molto di poterlo avere appresso di sé, e con grandissimi doni e profferte molte volte il fece sollicitare: le quali tutte ricusò, alcuna volta dicendo che egli era molto maggior signore che Alessandro, in quanto egli era troppo piú quello che egli poteva rifiutare, che quello che Alessandro gli avesse potuto donare. E dice Valerio Massimo che, essendo un di Alessandro venuto alla casa di Diogene, e per avventura