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da’ suoi militi, triunfando egli, percioché nel triunfo gallico fu da molti cantato: — Cesare si sottomise Gallia, e Nicomede Cesare; — ed altri dicevano: — Ecco Cesare, che al presente triunfa di Gallia, e Nicomede non triunfa, che si sottomise Cesare. — Ed, oltre a questo, in questo medesimo triunfo fu detto da molti: — Romani, guardate le vostre donne, noi vi rimeniamo il calvo adultero. — E nella persona di lui proprio furon gittate queste parole: — Tu comperasti per oro lo stupro in Gallia, e qui l’hai preso in prestanza. — Costui adunque, tornato in Roma, ed avendo triunfato, occupò la republica, e fecesi fare, contro alle leggi romane, dittatore perpetuo, dove, secondo le leggi, non si poteva piú oltre che sei mesi stendere l’uficio del dettatore. Ed appartenendo all’autoritá del senato il conceder l’uso della laurea, da esso ottenne di poterla portare continuo, accioché con quella ricoprisse la testa sua calva; la quale lungamente a suo potere avea ricoperta col tirarsi i capelli didietro dinanzi. Ed in questa dignitá perseverando, ed essendo a molti de’ senatori gravissimo, intanto che gran parte del senato avea contro a lui congiurato, si riscaldò nel disiderio, lungamente portato, d’esser re; per la qual cosa, essendosi a vendicare la morte di Crasso, stato con piú legioni romane ucciso da’ parti, ferocissimi popoli, subornò Lucio Cotta, al quale con quattordici altri uomini apparteneva il procurare i libri sibillini, di quello che voleva rapportasse; e Cotta poi in senato disse ne’ libri sibillini trovarsi: «li parti non poter esser vinti né soggiogati, se non da re»; e però convenirsi che Cesare si facesse re. La qual cosa parve gravissima a’ senatori ad udire. E, come che essi servassero occulta la loro intenzione, fu nondimeno questo un avacciare a dare opera a quello che parte di loro aveano fra sé ragionato: e perciò gl’idi di marzo, cioè di quindici di marzo, Giulio Cesare, sollecitato molto da Bruto, non potendolo Calfurnia, sua moglie, per un sogno da lei veduto la notte precedente, ritenere, né ancora alcuni altri segni da lui veduti, pretendenti quello che poi segui, in su la quinta ora del di, uscito di casa, ne venne nella corte di Pompeo, dove quel di era ragunato il