Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/43

questo né in altra cosa peccò giammai colui che era toglitore de’ peccati, e che col suo preziosissimo sangue lavò le colpe nostre: anzi cosí questo come gli altri suoi atti tutti ottimamente fece; percioché, se cosí fatto non avesse, non avrebbe dato l’esemplo dell’umiltá a’ suoi discepoli, il quale lavando loro i piedi aveva inteso di dare, se confessato non avesse, anzi detto, esser loro maestro e signore, come il chiamavano. Il che assai si vede per le parole seguenti dove dice: — «E se io, il quale voi chiamate Maestro e Signore, e cosí sono, ho fatto questo di lavarvi i piedi; cosí dovrete voi l’uno all’altro lavare i piedi. Io v’ho dato l’esemplo. Come io ho fatto a voi, e cosi similmente fate voi», — ecc. Adunque è talvolta di necessitá di parlar bene di se medesimo, senza incorrere nel disonesto peccato della iattanza: e cosí si può dire che qui facesse l’autore. [Dissesi di sopra, nella esposizione del titolo generale della presente opera, però convenirsi cognoscere e sapere chi stato fosse l’autore d’alcun libro, per discernere se da prestar fosse fede alle cose dette da lui, la qual molto pende dall’autoritá d’esso. E perciò qui l’autore, dovendo in questo suo trattato poeticamente scrivere dello stato dell’anime dopo la morte temporale, accioché prestata gli sia fede, di necessitá confessa qui esser da’ poeti dichiarato poeta.] «Cosí andammo infino alla lumera». Questa è la terza parte della seconda principale, nella quale esso dice come con quegli cinque poeti entrasse in un castello, nel quale vide i magnifichi spiriti, e di quegli alquanti nomina. Dice adunque: «Cosí andammo», questi cinque poeti ed io, «infino alla lumera», cioè insino al luogo dimostrato di sopra, dove disse sé aver veduto un fuoco, il quale vinceva emisperio di tenebre; «Parlando», insieme, «cose, che il tacere è bello», cioè onesto, «Cosi come», era bello, «il parlar», di quelle cose, «colá dov’era». Intorno a queste parole sono alcuni che si sforzano d’indovinare quello che debbano poter aver ragionato questi savi: il che mi par fatica superflua. Che abbiam noi a cercar che ciò si fosse, poi che l’autore il volle tacere? «Venimmo a piè d’un nobile castello», cioè nobilmente edificato, «Sette volte