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«Dopo ciò poco», cioè poco dopo queste parole di Virgilio, «vidi quello strazio Far di costui», del quale io disiderava, «alle fangose genti», cioè agl’iracundi, li quali erano in quel padule, «Che Dio ancor ne lodo e ne ringrazio». «Tutti gridavano», que’ dannati, animando l’un l’altro ad offender quest’anima. E che gridavano? — «A Filippo Argenti!» — quasi voglian dire: corriam tutti addosso a Filippo Argenti. Fu questo Filippo Argenti (secondo che ragionar solea Coppo di Borghese Domenichi) de’ Cavicciuli, cavaliere ricchissimo, tanto che esso alcuna volta fece il cavallo, il quale usava di cavalcare, ferrare d’ariento, e da questo trasse il sopranome. Fu uomo di persona grande, bruno e nerboruto e di maravigliosa forza e, piú che alcuno altro, iracundo, eziandio per qualunque menoma cagione. Né di sue opere piú si sanno che queste due, assai ciascuna per se medesima biasimevole. E per lo suo molto essere iracundo scrive l’autore lui essere a questa pena dannato. «E ’l fiorentino spirito bizzarro», cioè iracundo. E credo questo vocabolo «bizzarro» sia solo de’ fiorentini, e suona sempre in mala parte; percioché noi tegnamo bizzarri coloro che subitamente e per ogni piccola cagione corrono in ira, né mai da quella per alcuna dimostrazione rimuover si possono. «In se medesmo», vedendosi schernire o assalire dagli altri, «si volvea co’ denti», per ira mordendosi. «Quivi il lasciammo», procedendo avanti, «che piú non ne narro», che di lui dopo questo si seguisse. «Ma negli orecchi mi percosse un duolo». Qui si può comprendere quello, che poco avanti dissi, venire a ciascun senso quello che da essi si percepe: in quanto dice che un «duolo», cioè una voce dolorosa, gli percosse gli orecchi, di lá venendo dove quella dolorosa voce era nata. E segue: «Per che io», avendolo udito, per conoscere onde venisse, «avanti», cioè innanzi a me, «intento», a riguardare, «gli occhi sbarro», cioè, quanto posso apro. «Lo buon maestro». Qui comincia la quarta particella della seconda parte principale del presente canto, nella quale l’autore dimostra come venissero ne’ fossi della cittá di Dite. Dice