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Dice adunque: «Non lasciavano», Virgilio ed io, «l’andar, perch’ei dicessi», cioè ragionasse; «Ma passavano», andando, «la selva tuttavia»; e, appresso questo, dichiara se medesimo qual selva voglia dire, dicendo: «La selva, dico, di spiriti spessi»; volendo in questo dare ad intendere quello luogo essere cosí spesso di spiriti come le selve sono d’alberi. «Non era lunga ancor la nostra via», cioè non c’eravam molto dilungati, «Di qua dal sonno», il quale nel principio di questo canto mostra gli fosse rotto. Alcuna lettera ha: «Di qua dal suono»; ed allora si dee intendere questo «suono», per quello che fece il tuono il quale il destò. Ed alcuna lettera ha: «Di qua dal tuono», il quale di sopra dice che il destò. E ciascuna di queste lettere è buona, percioché per alcuna di esse non si muta né vizia la sentenza dell’autore. «Quando io vidi un fuoco», un lume, «Che emisperio» (emisperio è la mezza parte d’una spera, cioè d’un corpo ritondo come è una palla, del quale alcun lume, quantunque grande sia, non può piú vedere) «di tenebre vincia». Qui non vuole altro dir l’autore, se non che quel fuoco, ovver lume, vinceva le tenebre, alluminandole della mezza parte di quello luogo ritondo, a dimostrare che questo lume non toccava quelle altre due maniere di genti, delle quali di sopra ha detto, percioché non furon tali, che per gran cose conosciuti fossero. «Di lungi n’eravamo», da questo lume, «ancora un poco; Ma non si», n’eravamo lontani, «che io non discernessi», per 10 splendore di quel lume, «in parte», quasi dica non perciò appieno, «Che orrevol», cioè onorevole, «gente possedea», cioè dimorando occupava, «quel loco», nel quale eravamo. — «O tu», Virgilio; e domanda qui l’autore chi coloro sieno, 11 quali hanno luce, dove quegli, che passati sono, non l’hanno: «che onori», col ben sapere l’una e col bene esercitar l’altra, «ogni scienza ed arte». [Capta qui l’autore la benivolenza del suo maestro, commendandolo, e dicendo lui essere onoratore di scienza e d’arte. Dove è da sapere che, secondo che scrive Alberto sopra il sesto fe\VEtica d’Aristotile, sapienza, scienza, arte, prudenza ed intelletto sono in cotal maniera