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vergiamo, cioè le rivoluzioni continue e le permutazioni e delle gran cose e delle minori.] [Né osta quello che per avventura alcuni potrebbon dire, cioè di vedere alcune cose non muoversi mai, o muoversi di rado e con difficultá, si come sono le cittá e simili cose, le quali lungo tempo consistono: intorno alla qual cosa è da intendere le rivoluzioni de’cieli adoperare secondo la disposizione delle cose, le quali esse operazioni de’ cieli ricevono. Domeneddio creò la terra stabile e perpetua, e però’non atta ad alcun moto per sé medesima; ma, se dalle mani degli uomini ella è messa in alcuna opera, e tratta della sua stabilitá, adoperano i cieli sopra questa materia tarda e grave tardamente. Ma nondimeno, quantunque tardo e rado sia il movimento, pur la muovono; e però le cittá, che di materia terrea paion composte, non senza gran cagione si muovono tardamente. E nondimeno questo tardo movimento, considerata la natura della cosa che si muove, si può dire veloce, ecc.’J [Ora hanno gli uomini a questo effetto posto nome «fortuna» a beneplacito, come quasi a tutte l’altre è stato posto; e, secondo che le cose secondo i nostri piaceri o contrarie n’avvengono, le chiamiamo «buona fortuna» e «mala fortuna». E furono in tanta semplicitá, anzi sciocchezza, i gentili, che, non avendo riguardo alla sua origine, la stimarono una singular deitá, in cui fosse potenza di dar bene e male, secondo il beneplacito suo; e per averla benivola. le feeiono templi e ordinarono sacerdoti e sacrifici, seguendo per avventura, piú che la veritá, la sentenza di questi versi: Si Fortuna volet, Jies de rhetore consul; si volet haec eadem, jies de constile rhetor, ecc. E se alcune genti furono che intorno a questa bestnlitá peccassero, i romani piú che gli altri vi peccarono. Nondimeno, quantunque di necessitá paia, come detto è, questa fortuna nelle sue amministrazioni esser veloce, non è questa necessitá imposta se non sopra i movimenti delle cose causate da’ cieli, delle quali l’anime nostre non sono, percioché sopra i cieli son create da