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convenirsi che, contro alla lor voglia, in male e in pena di loro, senza levarsi giacciano in eterno distesi, col loro spesso volgersi testificando i dolorosi movimenti, li quali per lo soperchio cibo giá di diverse torsioni lor furon cagione. E, come essi di diversi liquori e di vari vini il misero gusto appagarono; cosi qui sieno da varie qualitá di piova percossi ed afflitti: intendendo per la grandine grossa, che gli percuote, la cruditá degl’indigesti cibi, la quale, per non potere essi, per lo soperchio, dallo stomaco esser cotti, generò ne’ miseri l’aggroppamento de’ nervi nelle giunture; e per l’acqua tinta, non solamente rivocare nella memoria i vini esquisiti, il soperchio de’ quali similmente generò in loro umori dannosi, i quali per le gambe, per gli occhi e per altre parti del corpo sozzi e fastidiosi vivendo versarono; e per la neve, il male condensato nutrimento, per lo quale non lucidi ma invetriati, e spesso di vituperosa forfore divennero per lo viso macchiati. E, cosí come essi non furono contenti solamente alle dilicate vivande, né a’ savorosi vini, né eziandio a’ salsamenti spesso escitanti il pigro e addormentato appetito, ma gli vollero dall’indiane spezie e dalle sabee odoriferi; vuole la divina giustizia che essi sieno dal corrotto e fetido puzzo della terra offesi, e abbiano, in luogo delle mense splendide, il fastidioso letto che l’autore discrive. E appresso, come essi furono detrattori, millantatori e maldicenti, cosí siano a perpetua taciturnitá costretti, fuor solamente di tanto che, come essi, con gli stomachi traboccanti e con le teste fummanti, non altramenti che cani abbaiar soleano, cosi urlando come cani la loro angoscia dimostrino, e abbian sempre davanti Cerbero, il quale ha qui a disegnare il peccato della gola, accioché la memoria e il rimprovero di quella nelle lor coscienze gli stracci, ingoi e affligga; e, in luogo della dolcezza de’ canti, li quali ne’ lor conviti usavano, abbiano il terribile suono delle sue gole, il quale gl’intuoni, e senza prò gli faccia disiderare d’esser sordi.

Ma resta a vedere quello che l’autor voglia intendere per Cerbero, la qual cosa sotto assai sottil velo è nascosa. Cerbero, come altra volta è stato detto, fu cane di Plutone, re d’inferno,