Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/175

io non me ne ricordo, «dimmi chi tu se’, che’n si dolente Luogo se’ messo», come questo è, «e a si fatta pena», come è questa, la quale è tale, «Che s’altra è maggia», cioè maggiore, «nulla è si spiacente». — «Ed egli a me», rispuose cosí: — «La tua cittá», cioè Firenze, della qual tu se’, «ch’è piena D’invidia», ed ènne piena «si, che giá trabocca il sacco»; quasi voglia dire: ella n’è si piena, che ella non la può dentro a sé tenere, per la gran quantitá conviene che si versi di fuori, cioè si pervenga agli effetti, li quali dalla invidia procedono. E questo dice costui, percioché, tra l’altre invidie che in Firenze erano, ve n’era una, la quale gittò molto danno alla cittá, e massimamente a quella parte alla quale era portata; e questa era la ’nvidia, la quale portava la famiglia de’ Donati alla famiglia de’Cerchi; percioché dove i Donati erano delle sustanze temporali anzi disagiati gentiliuomini che no, vedendosi tutto di davanti, si come vicini in cittá e in contado, la famiglia de’ Cerchi, li quali in quei tempi erano mercatanti grandissimi, e tutti ricchi e morbidi e vezzosi, e, oltre a ciò, nel reggimento della cittá e nello stato potentissimi, avevano e alle ricchezze e allo stato loro invidia; e aveanne tanta che, com’è detto, non potendola dentro piú tenere, non molto poi con dolorosi effetti la versaron fuori. «Seco mi tenne», si come cittadino, «in la vita serena», cioè in questa vita mortale, la quale chiama «serena», cioè chiara, per rispetto a quella nella quale dannato dimorava. [Lez.xxiv] «Voi cittadini», di Firenze, «mi chiamaste Ciacco». Fu costui uomo non del tutto di corte; ma, percioché poco avea da spendere, ed erasi, come egli stesso dice, dato del tutto al vizio della gola, [era morditore di parole, e] le sue usanze erano sempre co’ gentiliuomini e ricchi, e massimamente con quegli che splendidamente e delicatamente mangiavano e beveano, da’ quali se chiamato era a mangiare, v’andava, e similmente se invitato non era, esso medesimo s’invitava. Ed era per questo vizio notissimo uomo a tutti i fiorentini; senza che, fuor di questo, egli era costumato uomo, secondo la sua condizione, ed eloquente e affabile e di buon sentimento; per le quáli cose