Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/170

CANTO SESTO

I

{{|Sc|Senso letterale}}

[Lez. xx ni] «Al tornar della mente che si chiuse», ecc. Come ne’ precedenti canti ha fatto, cosí in questo si continua l’autore alle cose dette. Egli, nella fine del precedente canto, mostra come, per compassione avuta di madonna Francesca e di Polo da Rimino, cadesse, e da quel cadimento, nel principio di questo, essere tornato in sé, e ritrovarsi nel terzo cerchio dello ’nferno. E fa in questo canto l’autore cinque cose: nella prima discrive la qualitá del luogo; nella seconda dice quello che Cerbero demonio facesse, vedendogli, e come da Virgilio chetato fosse; nella terza pone come trovasse un fiorentino, e che da lui sapesse qual peccato quivi si puniva, e altre cose piú, domandandone esso autore; nella quarta, passando piú avanti, muove l’autore un dubbio a Virgilio, e Virgilio gliele solve; nella quinta dimostra l’autore dove pervenissero. La seconda comincia quivi: «Quando ci scorse»; la terza quivi: «Noi passavam»; la quarta quivi: «Si trapassammo»; la quinta quivi: «Noi aggirammo».

Discrive adunque l’autore nella prima parte di questo canto la qualitá del luogo, dicendo: «Al tornar della mente», mia, la quale per compassione «si chiuse», come nella fine del