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di pietade», per compassione, «Io venni meno», cioè mancaronmi le forze, «si com’io morisse, E caddi come corpo morto cade». Suole alcuna volta avere tanta forza la compassione, che pare ch’ella faccia cosí altrui struggere il cuore, come si strugge la neve al fuoco; di che avviene che le forze sensibili si dileguano, e l’animali rifuggono nelle piú intrinseche parti del cuore, quasi abbandonato: e cosí il corpo, destituto dal suo sostegno, impalidito cade. E questa compassione, come altra volta di sopra è detto, non ha tanto l’autore per gli spiriti uditi, quanto per se medesimo, il quale, dalla coscienza rimorso, conosce sé in quella dannazion dovere cadere, se di quello, che giá in tal colpa ha commesso, non sodisfa con contrizione e penitenza a Colui, il quale egli ha, peccando, offeso, cioè a Dio.