Pagina:Boccaccio, Giovanni – Il comento alla Divina Commedia e gli altri scritti intorno a Dante, Vol. II, 1918 – BEIC 1759042.djvu/134

viso, e l’affabilitá, e il celeste riso, e i movimenti vari della faccia, e la decenza delle parole, e la qualitá degli atti? Il che adoperare è solamente oficio della natura. E, percioché queste cose erano in lei esquisite, né vedeano i poeti a ciò poter bastare la penna loro, la finsero figliuola di Giove, accioché per questa divinitá ne desser cagione di meditare qual dovesse essere il fulgore degli occhi suoi, quale il candore del mirabile viso, quanta e quale la volantile e aurea chioma, da questa parte e da quella con vezzosi cincinnuli sopra gli candidi òmeri ricadente; quanta fosse la soavitá della dolce e sonora voce, e ancora certi atti della bocca vermiglia e della splendida fronte e della gola d’avorio, e le delizie del virginal petto, con le altre parti nascose da’ vestimenti. Da questa tanto ragguardevole bellezza fu Teseo, figliuolo d’Egeo, re d’Atene, tirato in Oebalia a doverla rapire: la quale esso trovata giucare, secondo il lor costume, nella palestra con gli altri fanciulli di sua etá, conosciutala la rapi, e portonnela ad Atene: e quantunque per la troppo tenera etá altro che alcun bascio tórre non le potesse, pure alquanto maculò la virginale onestá. Qui si può muovere un dubbio, conciosiacosaché tutti gli antichi scrittori a questo s’accordino, che Teseo prima, e poi Paris, la rapissono. Come questo debba poter esser stato, ecc. Fu nondimeno poi costei da Elettra, madre di Teseo, non essendo Teseo in Atene, renduta a Castore e a Polluce, suoi fratelli, raddomandantila. Altri dicono che Teseo l’avea raccomandata a Proteo, re d’Egitto, e che esso in assenza di Teseo l’aveva renduta a’ fratelli. Poi appresso, essendo pervenuta ad etá matura, fu maritata a Menelao, re di Lacedemonia, e dopo alquanto tempo, essendo esso andato in Cleti, fu da Paris troiano rapita di Lacedemonia e portatane in Troia, e, secondo che alcuni dicono, di consentimento di lei. Altri dicono che ella fu dal detto Paris rapita d’un’isola chiamata Citerea, dove ella ad un certo sacrificio che si faceva, secondo il costume antico, vegghiava la notte nel tempio dello dio, al quale il sacrificio faceano, con altre donne della contrada. E son di quegli che affermano senza sua saputa o volontá questo essere stato fatto. [Qui del modo del vegghiare, e come di qua il recarono