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viso», cioè il senso visivo, «a fondo», cioè verso il fondo, «Io non vi discerneva alcuna cosa». Pur dunque alcuna cosa vi vedea, ma quello che fosse non discerneva, per la grossezza delle tenebre e della nebbia. — «Or discendiam quaggiú nel cieco mondo». In questa seconda parte del presente canto dimostra l’autore per una medesima colpa, cioè per non avere avuto battesimo, tre maniere di genti essere dannate; e questa si divide in due parti: nella prima dichiara delle due maniere de’ predetti; nella seconda scrive della terza. E comincia la seconda quivi: «Non lasciavam l’andar», ecc. Nella prima parte l’autore fa due cose: primieramente discrive la pena delle tre maniere di genti di sopra dette, e pone delle due, delle quali l’una dice essere stati infanti, cioè piccioli fanciulli, l’altra dice essere stati uomini e femmine. Nella seconda muove un dubbio a Virgilio, il quale Virgilio gli solve. E comincia questa seconda quivi: — «Dimmi maestro mio», ecc.

Dice adunque cosí: — «Or discendiam», percioché in quel luogo sempre infino al centro si diclina; «quaggiú nel cieco mondo», — cioè in inferno, il qual pertanto dice esser «cieco», percioché alcuna naturai luce non v’è: «Cominciò il maestro», cioè Virgilio, «tutto smorto», cioè pallido oltre l’usato. È il vero che l’uomo impallidisce per l’una delle tre cagioni, o per infermitá di corpo (nella quale intervengono le diminuzioni del sangue, le diete e l’altre evacuazioni, le quali vanno a tórre il vivido colore),*o per paura, o per compassione. E qui, come appresso si dirá, Virgilio, discendendo giú, impallidi per compassione. — «Io sarò primo», cioè andrò avanti, «e tu sarai secondo», — cioè mi seguirai; volendo, per questo ordine dell’andare, renderlo piú sicuro, in quanto colui, che va davanti, trova prima ogni ostacolo, il quale l’andare impedisce, e quello rimuove, se egli è buono e valoroso duca. «Ed io, che del color», pallido di Virgilio, «mi fui accorto», riguardandolo nel viso, «Dissi: — Come verrò», io appresso, «se tu», che vai avanti ed ha’mi fatto vedere di menarmi salvamente, «paventi», cioè hai paura, «Che suogli al mio