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una parte di quella, dicea: — Egli è qui quello che voi tanto avete cercato. — E questa parola detta, ad una ora il sonno e Dante gli parve che si partissono. Per la qual cosa affermava, sé non esser potuto stare senza venirgli a significare ciò che veduto avea, accioché insieme andassero a cercare nel luogo mostrato a lui, il quale egli ottimamente nella memoria aveva segnato, a vedere se vero spirito o falsa delusione questo gli avesse disegnato. Per la quale cosa, restando ancora gran pezzo di notte, mossisi insieme, vennero al mostrato luogo, e quivi trovarono una stuoia al muro confitta, la quale leggermente levatane, videro nel muro una finestretta da niuno di loro mai piú veduta, né saputo ch’ella vi fosse, e in quella trovarono alquante scritte, tutte per l’umiditá del muro muffate e vicine al corrompersi, se guari piú state vi fossero; e quelle pianamente dalla muffa purgate, leggendole, videro contenere li tredici canti tanto da loro cercati. Per la qual cosa lietissimi, quegli riscritti, secondo l’usanza dell’autore prima gli mandarono a messer Cane, e poi alla imperfetta opera ricongiunsono come si convenia. In cotale maniera l’opera, in molti anni compilata, si vide finita.

Muovono molti, e intra essi alcuni savi uomini generalmente una quistione cosí fatta: che conciofossecosa Dante fosse in iscienzia solennissimo uomo, perché a comporre cosí grande, di si alta materia e si notabile libro, come è questa sua Comedia:, nel fiorentino idioma si disponesse; perché non piú tosto in versi latini, come gli altri poeti precedenti hanno fatto. A cosí fatta domanda rispondere, tra molte ragioni, due a l’altre principali me ne occorrono. Delle quali la prima è per fare utilitá piú comune a’ suoi cittadini e agli altri italiani: conoscendo che, se metricamente in latino, come gli altri poeti passati, avesse scritto, solamente a’ letterati avrebbe fatto utile; scrivendo in volgare fece opera mai piú non fatta, e non tolse il non potere esser inteso da’ letterati, e mostrando la bellezza del nostro idioma e la sua eccellente arte in quello, e diletto e intendimento di sé diede agl’idioti, abbandonati per adrieto da ciascheduno. La seconda ragione, che a questo il mosse, fu questa. Vedendo