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«animali razionali», 0 vogliam dire, per la grazia cooperante, 0 vogliam dire l’una e l’altra insieme; conciosiacosaché alcuno piú atto luogo in noi io non cognosca, dove la grazia cooperante mandatane da Dio si debba piú tosto ricevere che nella sedia della ragione; conciosiacosaché essa, dopo la grazia operante ben ricevuta, ogni bene in noi disponga e ordini, e con noi insieme adoperi.

E, a dichiarare come Virgilio del limbo sia mosso, è da sapere, come giá dicemmo, esser due mondi: l’uno si chiama il maggiore e l’altro il minore, si come ne mostra Bernardo Silvestre in due suoi libri, de’ quali il primo è intitolato Megacosmo da due nomi greci, cioè da «mega», che in latino viene a dire «maggiore», e da «cos/nos», che in latino viene a dire «mondo»: e il secondo è chiamato Microcosmo, da «mieros», greco, che in latino viene a dire «minore», e «cosmos», che vuol dire «mondo». E, ne’ detti libri, ne dimostra il detto Bernardo il maggior mondo esser questo il quale noi abitiamo, e che noi generalmente chiamiamo «mondo», e il minor mondo esser l’uomo, nel quale vogliono gli antichi, sottilmente investigando, trovarsi tutti o quasi tutti gli accidenti che nel maggior mondo sono. Ed è del maggior mondo quella parte chiamata «limbo», la quale non ha sopra di sé altra cosa, che il cerchio della circunlerenza della terra, o la estrema superficie delia terra che noi vogliam dire. E, quantunque fautore, secondo la sentenza litterale, mostri Virgilio essere nel limbo, [cioè nell’uno] del maggior mondo, non è da intendere che quindi fosse mossa la ragione da Beatrice, ma fu mossa dallimbo del mondo minore, cioè dalla piú eminente parte dell’uomo, la quale è il cerebro, sopra il quale nulla altra cosa è del nostro corpo, se non il cranio e la cotenna; percioché in quello fu da Dio locata la ragione, fi questo, percioché ad essa è stata commessa la guardia di tutto il corpo nostro, e, oltre a ciò, il dominio a dovere regolare i movimenti della nostra sensualitá, si come ad ottima distinguitrice delle cose nocive dall’utili. E convenevole cosa è che colui al quale è commessa la guardia d’alcuna cosa, che egli stea nella piú