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[Son queste muse in numero nove. E perché elle sieno nove, si sforza di mostrare Macrobio nel secondo libro Super somnio Scipionis, equiparando quelle a’ canti delle otto spere del cielo, vogliendo poi la nona essere il concento che nasce della modulazione di tutti e otto i cieli; aggiugnendo poi le muse essere il canto del mondo, e questo, non che dall’altre genti; ma eziandio dagli uomini di villa sapersi, percioché da loro sono le muse chiamate «camene», quasi «canene», dal «cantare» cosí nominate.] [E, accioché voi intendiate che vuol dire questo canto del mondo, dovete sapere che fu oppinione di Pitagora e di altri filosofi, che ciascun cielo, di questi otto, cioè l’ottava spera e i sette de’ sette pianeti, volgendosi in su li loro cardini, facessero alcuno ruggire, qual piú aguto e qual piú grave, si, per divino artificio, di debiti tempi misurati, che, insieme concordando, facevano una soavissima melodia, la quale qui intende Macrobio per lo concento; della qual noi, per l’udirla continuo, non ci curiamo, né vi riguardiamo. Ma questa oppinione di Pitagora con manifeste ragioni è riprovata da Aristotile.] [Ma di questo rende Fulgenzio nel libro delle sue Mitologie altra ragione, dicendo per queste nove muse doversi intendere la formazione perfetta della nostra voce: la qual voce, dice, si forma da quattro denti, li quali la lingua percuote quando l’uomo parla; de’ quali, se alcun mancasse, parrebbe che piú tosto si mandasse fuori un sufolo che voce. Appresso questo, dice formarsi la voce dalle due nostre labbra, le quali non altrimenti sono che due cembali modulanti la comoditá delle nostre parole; e cosí la lingua, col suo piegamento e circunflessione, essere a modo che un plettro, il quale formi lo spirito vocale; e quindi essere opportuno il palato, per la concavitá del quale si proffera il suono. E ultimamente, accioché nove cose sieno, s’aggiugne la canna della gola, la qual presta il corso spirituale per la sua ritonda via. Ed oltre a questo, percioché da molti si dice Apollo cantare con queste nove muse, non altrimenti che servatore del concento al canto delle predette cose, è dal detto Fulgenzio aggiunto il polmone, il quale, a guisa