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movevano gli appetiti degli uomini e delle femmine, riguardanti, a simili cose disiderare e adoperare; di che i buon costumi e le menti sane si corrompevano, e ad ogni disonestá discorrevano. Perciò, aceioché questo cessasse, Platone, considerando, se la republica non fosse onesta, non poter consistere, scrisse, e meritamente, questi cotali dovere essere cacciati delle cittá. Non adunque disse d’ogni poeta. Chi fia di si folle sentimento, che creda che Platone volesse che Omero fosse cacciato della cittá, il quale è dalle leggi chiamato «padre d’ogni virtú»? chi Solone, che nello estremo de’ suoi di, ogni altro studio lasciato, ferventissimamente studiava in poesia? Le leggi del qual Solone, non solamente lo scapestrato vivere degli ateniesi regolarono, ma ancora composero i costumi de’ romani, giá cominciati a divenire grandi. Chi crederá ch’egli avesse cacciato Virgilio, chi Orazio o Giovenale, acerrimi riprenditori de’ vizi? chi crederá ch’egli avesse cacciato il venerabile mio maestro messer Francesco Petrarca, la cui vita e i cui costumi sono manifestissimo esemplo d’onestá? chi il nostro autore, la cui dottrina si può dire evangelica? E se egli questi cosí fatti poeti cacciasse, cui riceverá egli poi per cittadino? Sardanapalo, Tolomeo Evergete, Lucio Catellina, Neron cesare? Ma in veritá questa obbiezione potevano essi o potrebbono agevolmente tacere. Non è egli si gran calca fatta da’ poeti onesti d’abitare nelle cittá: Omero abitò il piú per li luoghi solitari d’Arcadia; Virgilio, come detto è, in villa; messer Francesco Petrarca a Vaichiusa, luogo separato d’ogni usanza d’uomini; e, se investigando si verrá, questo medesimo si troverá di molti altri.] [Dicono oltre a questo, le parole scritte da san Girolamo: «Daemonum cibus sunt carmina poetammo. Le quali parole senza alcun dubbio son vere. Ma chi avesse in questa medesima pistola letto, avrebbe potuto vedere di quali versi san Girolamo avesse inteso; e massimamente nella figura, la qual pone, d’una femmina non giudea, ma prigione de’ giudei, la qual dice che, avendo raso il capo, e posti giú i vestimenti suoi, e toltesi l’unghie e i peli, potersi ad uno ismaelita per via di matrimonio congiugnere: forse con minor fervore, avendo la figura intesa, avrebbero quelle G. Boccaccio, Scritti danteschi - 1. io