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Tesser muto, propriamente dell’uomo (quantunqueil Vangelo dica che uno avea un dimonio addosso, e quello era muto): ma questo modo di parlare si scusa per una figura, la qual si chiama «acirologia». Vuole adunque dir qui l’autore, che la paura, ch’egli avea di questo animale, il ripignea lá dove il sol non luce, cioè in quella oscuritá, la quale egli disiderava di fuggire. «Mentre ch’io rovinava in basso loco». Qui dissi si cominciava la seconda parte di questo canto, nella quale l’autor dimostra il soccorso venutogli ad aiutarlo uscire di quella valle. E fa in questa parte sei cose: egli primieramente chiede misericordia a Virgilio quivi apparitogli, quantunque noi conoscesse; appresso, senza nominarsi, per piú segni dimostra Virgilio chi egli è; poi l’autore, estollendo con piú titoli Virgilio, s’ingegna di accattare la benivolenza sua, e mostragli di quello che egli teme; oltre a ciò, Virgilio gli dichiara la natura di quella lupa, e il disfacimento di lei, consigliandolo della via, la quale dee tenere; appresso, l’autore priega Virgilio che gli mostri quello che detto gli ha; ultimamente, movendosi Virgilio, l’autore il segue. Esegue la seconda quivi: «Ed egli a me»; la terza quivi: «Or se’ tu quel Virgilio»; la quarta quivi: «A te conviene»; la quinta quivi: «Ed io a lui: — Poeta»; la sesta quivi: «Allor si mosse». Dice adunque nella prima: «Mentre ch’io rovinava», cioè tornava, «in basso loco», cioè nella valle della quale era cominciato a partire, «Dinanzi agli occhi mi si fu offerto Chi per lungo silenzio parea fioco». Il che avviene, o perché da alcuna secchezza intrinsica è si rasciutta la via del polmone, dal quale la prelazione si muove, che le parole non ne possono uscire sonore e chiare, come fanno quando in quella via è alquanta d’umiditá rivocata; o è talvolta che il lungo silenzio, per alcun difetto intrinsico dell’uomo, provoca tanta umiditá viscosa in questa via, che similemente rende l’uomo meno espeditamente parlante, infino a tanto che o rasciutta o sputata non è. [Ma non credo l’autore questo intenda qui, ma piú tosto, per difetto delli nostri ingegni, i libri di Virgilio essere intralasciati giá e tanto tempo, che la chiara fama di loro è quasi perduta o divenuta piú oscura che esser non solea.]