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come di sopra è detto), «Si che parea che l’aer ne temesse», in quanto l’aere, impulso dall’impeto del venire del leone, indietro si traeva, il quale è atto di chi fugge. Con questo mostrava, impropriamente parlando, di aver paura di lui. «Ed una lupa» (questo è il terzo ostaculo, il quale il suo salire impediva) «che di tutte brame Pareva carca nella sua magrezza». Brama è propriamente il bestiale appetito di manicare, peroché oltremodo pieno di voler si mostra; lo quale essere in questa lupa testimonia la magrezza sua, della quale noi prosumiamo quello animale, in cui la veggiamo, esser male stato pasciuto, e per conseguente magro e indi bramoso. «Che molte genti fe’ giá viver grame», cioè dolorose. «Questa» lupa «mi porse tanto di gravezza», cioè di noia, «Colla paura ch’uscia di sua vista», cioè era si orribile nello aspetto, che ella porgea paura altrui, «Ch’io perdei la speranza dell’altezza», cioè di poter pervenire alla sommitá del monte, sopra le cui spalle avea veduti i raggi del sole. «E quale è que’ che volentieri acquista». Per questa comparazione ne dimostra l’autore qual divenisse per lo impedimento pòrtogli da questa bestia, dicendo: «E quale è que’», o mercatante o altro, «che volentieri acquista», cioè guadagna, «E giugne ’l tempo che perder lo face», qual che sia la cagione, «Che’n tutti i suoi pensier», ne’quali si solea guadagnando rallegrare, perdendo «piange e s’attrista; Tal mi fece la bestia senza pace», cioè questa lupa, la qual dice esser animale senza pace, percioché la notte e ’l di sempre sta attenta e sollecita a poter predare e divorare: «Che venendomi incontro», come soglion fare le bestie che vogliono altrui assalire, «a poco a poco», tirandom’io indietro, «Mi ripignea lá ove il sol tace», cioè nella oscura selva, della quale io era uscito. Ed è questo, cioè «dove ’l sol tace», improprio parlare, e non l’usa l’autore pur qui, ma ancora in altre parti in questa opera, si come nel canto quinto quando dice: «1’ venni in luogo d’ogni luce muto». Assai manifesta cosa è che il sole non parla, né similemente alcuno luogo, de’ quai dice qui che l’un tace, cioè il sole, e il luogo è muto di luce; e sono questi due accidenti, il tacere e