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quale smarrita avea, e si per lo non vedere, per le tenebre della notte, donde né come egli si potesse alla diritta via ritornare. «E qual è quei, che con lena», cioè virtú, «affannata», affaticata, «Uscito fuor del pelago alla riva»: come colui il quale rompe in mare, che, dopo molto notare, faticato e vinto perviene alla riva, e «Volgesi all’acqua perigliosa», della quale è uscito, «e guata»; e in quel guatare, cognosce molto meglio il pericolo del quale è scampato, che esso non cognosceva, mentre che in esso era, percioché allora, spronandolo la paura del perire, a null’altra cosa aveva l’animo che solo allo scampare; ma, scampato, con piú riposato giudicio vede quante cose poteano la sua salute impedire, e, quasi in esso fosse, molto piú teme, che non facea quando v’era: e però seguita adattando sé alla comparazione: «Cosí l’animo mio, ch’ancor fuggiva», cioè che ancora scampato esser non gli parea, ma come se nel pericolo fosse ancora, di fuggire si sforzava; e, cosí parendogli, «Si volse indietro», come fa colui che notando è pervenuto alla riva, «a rimirar lo passo», pericoloso della oscura selva, «Che non lasciò giammai» uscire di sé «persona viva». Questa parola non si vuole strettamente intendere [esser viva], percioché qui usa l’autore una figura che si chiama «iperbole», per la quale non solamente alcuna volta si dice il vero, ma si trapassa oltre al vero: come fa Vergilio, che, per manifestare la leggerezza della Cammilla, dice ch’ella sarebbe corsa sopra Tonde del mare turbato, e non s’arebbe immollate le piante de’ piedi. E perciò si vuole intender qui sanamente l’autore, cioè che di quello pericoloso passo pochi ne sieno usciti vivi; percioché, se alcuno non avesse vivo lasciato giammai, l’autore, che dice sé esserne uscito, come sarebbe vivo? «E poi ch’ebbi posato il corpo lasso», per la fatica sostenuta, «Ripresi via per la piaggia diserta»; e cosí mostra avere abbandonata la valle per dover salire al monte, cioè in si fatta maniera andando, «Si che ’l piè fermo sempre era il piú basso». [Mostra l’usato costume di coloro che salgono, che sempre si ferman piú in su quel piè che piú basso rimane.]