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come sovente veggiamo avvenire, o è speziale miracolo, nel quale, per li meriti d’alcuno nostro passato, Dio, contra ogni umano avvedimento ne sostiene, o è la sua pazienzia, la quale forse il nostro riconoscimento attende; il quale se a lungo andare non seguirá, niuno dubiti che la sua ira, la quale con lento passo procede alla vendetta, non ci serbi tanto piú grave tormento, che appieno supplisca la sua tarditá. Ma, percioché, come che impunite ci paiono le mal fatte cose, quelle non solamente dobbiamo fuggire, ma ancora, bene operando, d’amendarle ingegnarci; conoscendo io me essere di quella medesima cittá, avvegnaché picciola parte, della quale, considerati li meriti, la nobiltá e la vertu, Dante Alighieri fu grandissima, e per questo, si come ciascun altro cittadino, a’ suoi onori sia in solido obbligato; comeché io a tanta cosa non sia sofficiente, nondimeno secondo la mia picciola facultá, quello ch’essa dovea verso lui magnificamente fare, non avendolo fatto, m’ingegnerò di far io; non con istatua o con egregia sepoltura, delle quali è oggi appo noi spenta l’usanza, né basterebbono a ciò le mie forze, ma con lettere povere a tanta impresa. Di queste ho, e di queste darò, accioché igualmente, e in tutto e in parte, non si possa dire fra le nazioni strane, verso cotanto poeta la sua patria essere stata ingrata. E scriverò in istilo assai umile e leggiero, peroché piú alto noi mi presta lo ’ngegno, e nel nostro fiorentino idioma, accioché da quello, ch’egli usò nella maggior parte delle sue opere, non discordi, quelle cose le quali esso di sé onestamente tacette: cioè la nobiltá della sua origine, la vita, gli studi, i costumi; raccogliendo appresso in uno l’opere da lui fatte, nelle quali esso sé si chiaro ha renduto a’ futuri, che forse non meno tenebre che splendore gli daranno le lettere mie, come che ciò non sia di mio intendimento né di volere; contento sempre, e in questo e in ciascun’altra cosa, da ciascun piú savio, lá dove io difettuosamente parlassi, essere corretto. Il che accioché non avvenga, umilemente priego Colui che lui trasse per si alta scala a vedersi, come sappiamo, che al presente aiuti e guidi lo ’ngegno mio e la debole mano.