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80 l'elegia di madonna fiammetta


suonate e cantate risuonano. Tengasi adunque chi può quivi, tra tante cose, contra Cupido, il quale quivi, per quello che io creda, sí come in luogo principalissimo de’ suoi regni, aiutato da tante cose, con poca fatica usa le forze sue.

In cosí fatto luogo, o pietosissime donne, mi solea il mio marito menare a guarire dell’amorosa febbre; nel quale, poi pervenimmo, non usò Amore vêr me altro modo che vêr l’altre facesse; anzi l’anima che presa piú pigliare non si potea, alquanto, certo assai poco, rattiepidita, e per lo lungo dimorare lontano a me che Panfilo fatto aveva, e per molte lagrime e dolori sostenuti, raccese in sí gran fiamma, che mai tale non mi ve la pareva avere avuta. E ciò non solamente dalle predette cagioni procedeva, ma il ricordarmi quivi molte volte essere stata da Panfilo accompagnata, amore e dolore, vedendomivi senza esso, senza dubbio nessuno mi cresceva. Io non vedea né monte né valle alcuna, che io da molti e da lui accompagnata, quando le reti portando, e quando i cani menando, ponendo insidie alle selvatiche bestie, e pigliandone, non conoscessi per testimonio e delle mie e delle sue allegrezze essere stata. Niuno lito, né scoglio, né isoletta ancora si vedea, che io non dicessi: «Qui fui io con Panfilo, e cosí mi disse, e cosí quivi facemmo». Similmente niun’altra cosa vedere vi potea, che prima non mi fosse cagione di ricordarmi con piú efficacia di lui, e poi di piú fervente disio di rivederlo o quivi o in altra parte, e ritornare in ieri.

Come al caro marito aggradiva, cosí quivi varii diletti a prendere si cominciarono. Noi alcuna volta, levati prima che il giorno chiaro apparisse, saliti sopra i portanti cavalli, quando con cani e quando con uccelli e quando con amenduni, ne’ vicini paesi di ciascuna caccia copiosi, ora per l’ombrose selve e ora per gli aperti campi, solleciti n’andavamo; e quivi varie caccie vedendo, ancora che esse molto rallegrassero ciascuno altro, in me sola alquanto minuivano il mio dolore. E come alcuno bello volo o notabile corso vedeva, cosí mi ricorreva alla bocca: «O Panfilo, ora fossi tu qui a vedere, come giá fosti!». Oimè! che infino a quel punto alquanto