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74 l'elegia di madonna fiammetta


sola, avendo prima e pianto e molte cose con meco dette, quasi mossa da consiglio migliore, le mie orazioni a Venere rivolgea, dicendo:

«O del cielo speziale bellezza, o pietosissima dea, o santa Venere, la cui effigie nel principio de’ miei affanni in questa camera fu manifesta, porgi conforto alli miei dolori, e per quello venerabile e intrinseco amore che tu portasti ad Adone, mitiga i miei mali. Vedi quanto per te io tribulo; vedi quante volte per te la terribile immagine della morte sia giá stata innanzi agli occhi miei; vedi, se tanto male ha la mia pura fede meritato, quanto io sostegno. Io, lasciva giovane, non conoscendo li tuoi dardi, al primo tuo piacere senza disdire mi ti feci suggetta. Tu sai quanto per te mi fu promesso di bene, e certo io non niego che parte giá non n’avessi; ma, se questi affanni che tu mi dái, di quel bene parte s’intendono, perisca il cielo e la terra ad un’otta, e rifacciansi col mondo che seguirá le leggi nuove a queste simili. Se egli è pur male, come a me il pare sentire, venga, o graziosa dea, il bene promesso, acciò che la santa bocca non si possa dire come gli uomini avere apparato a mentire.

«Manda il tuo figliuolo con le sue saette e con le tue fiaccole al mio Panfilo, lá dove egli ora da me dimora lontano, e lui se forse per non vedermi nel mio amore è raffreddato, o di quello d’alcun’altra è fatto caldo, rinfiammilo per tal maniera che, ardendo come io ardo, niuna cagione il ritenga che egli non torni, acciò che io, riprendendo conforto, sotto questa gravezza non muoia. O bellissima dea, vengano le mie parole a’ tuoi orecchi, e se lui riscaldar non vuoi, trai a me di cuore i dardi tuoi acciò che io, cosí come egli, possa senza tante angoscie passare li giorni miei».

In questi cosí fatti prieghi, ancora che vani gli vedessi poi riuscire, pure allora quasi esauditi credendomi, alquanto con isperanza alleviava il mio tormento, e nuovi mormorii ricominciando, diceva:

«O Panfilo, dove se’ tu ora? Deh, che fai tu ora? Hatti la tacita notte senza sonno e con tante lagrime quante me, o