Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/66

60 l'elegia di madonna fiammetta


Oimè! che qualora cotali immaginazioni mi teneano, un freddo sudore m’occupava tutta, e sí di ciò divenia paurosa, che sovente in prieghi a Dio che ciò cessasse rivolgea il pensiero, né piú né meno, come se egli davanti agli occhi in quello pericolo mi fosse presente. E alcuna volta mi ricorda che io piansi, quasi come con ferma fede in alcuno de’ pensati mali il vedessi. Ma poi fra me diceva:

«Oimè! che cose sono queste, che i miseri pensieri mi porgono davanti? Cessi Iddio che alcuna di queste sia: innanzi dimori quanto gli piace, o non torni, che, per contentarmi, a caso si metta che alcuna di queste cose avvenga, le quali ora veramente m’ingannano. Però che, posto che possibili siano, impossibili sono ad essere occulte, e molto credibile è la morte di cotale giovane non potere essere nascosa, e massimamente a me, la quale, sollecita, continuamente di lui fo domandare con investigazioni non poco sottili. E chi dubita ancora che, se le cose male da me pensate alcuna ne fosse vera, che la fama, velocissima rapportatrice de’ mali, giá qui non l’avesse condotta? Alla quale la fortuna in ciò ora poco mia amica, avrebbe data apertissima via per farmi tristissima. Certo io credo piuttosto che egli in gravissimo affanno, come io sono se egli non viene, ora a forza ritenuto dimori, e tosto verrá, o della dimora in mia consolazione, scusandosi, scriverá la cagione».

Certo li giá detti pensieri, ancora che fierissimi m’assalissero pure assai lievemente erano vinti, e la speranza, che per lo passato termine da me di fuggire si sforzava, con ogni mio potere ritenea, ponendole innanzi il lungo amore da me a lui e da lui a me portato, la data fede, i giurati iddíi, e le infinite lagrime; le quali cose io affermava essere impossibile che inganno coprissero. Ma io non poteva fare che essa cosí ritenuta non desse luogo alli lasciati pensieri, i quali con lento passo e tacitamente lei a poco a poco pignendo fuori del mio cuore, s’ingegnavano di tornare nel loro primo luogo, a mente riducendomi e li malvagi agurii, e l’altre cose; né quasi me n’avvidi prima che io, e la speranza quasi cacciata e loro