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20 l'elegia di madonna fiammetta


sé le belle parti m’apriva piú chiare, perché io bellezze in lei da non potere con lingua ridire, né senza vista pensare intra’ mortali, conobbi. La quale poi che sé da me considerata per tutto s’avvide, veggendomi maravigliare e della sua beltade e della sua venuta quivi, con lieto viso e con voce piú che la nostra assai soave, cosí verso me cominciò a parlare:

— O giovane, assai piú che alcun’altra mobile, che per li nuovi consigli della vecchia balia t’apparecchi di fare? Non conosci tu che essi sono molto piú difficili a seguitare, che l’amore medesimo che disideri di fuggire? Non pensi tu, quanto e quale, e come importabile affanno essi ti serbino? Tu, stoltissima, nuovamente nostra, per le parole d’una vecchia, non nostra farti disíderi, sí come colei che ancora quali e quanti sieno i nostri diletti non sai. O poco savia, sostieni, e per le nostre parole riguarda se a te quello che al cielo e al mondo è bastato è assai. Quantunque Febo8, surgente co’ chiari raggi di Gange9, insino all’ora che nell’onde d’Esperia10 si tuffa con li lassi carri, alle sue fatiche dare requie, vede nel chiaro giorno, e ciò che tra ’l freddo Arturo11 e ’l rovente polo si chiude, signoreggia il nostro volante figliuolo12 senza alcuno niego. E ne’ cieli, non che egli sí come gli altri sia iddio, ma ancora vi è tanto piú che gli altri potente, quanto alcuno non ve n’è che stato non sia per addietro vinto dalle sue armi. Questi, con dorate piume leggierissimo in un momento volando per li suoi regni, tutti li visita, e il forte arco reggendo sovra il tirato nervo adatta le sue saette da noi fabbricate e temperate nelle nostre acque; e quando alcuno piú degno che gli altri elegge al suo servigio, quello prestissimamente manda ove gli piace.

«Egli commuove le ferocissime fiamme de’ giovani, e negli stanchi vecchi richiama gli spenti calori, e con non conosciuto fuoco delle vergini infiamma li casti petti, parimente le maritate e le vedove riscaldando. Questi con le sue fiaccole riscaldati gl’iddíi, comandò per addietro che essi, lasciati li cieli, con falsi visi abitassero le terre. Or non fu Febo vincitore del gran Fitone13, e accordatore delle cetere di Parnaso14, piú