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quale fra quelle di Boccaccio non è certamente l’ultime di pregio, è per altro la piú tartassata dagli editori; ché tutti hanno avuto mania di correggere e correggere: né sempre sulla fede di codici, come asseriscono, ma spesso, e troppo spesso, a fantasia e contro l’uso buono degli antichi scrittori. Il piú scapigliato per altro fra tutti gli editori non dubito punto di affermare che fosse il Moutier, il quale trascurate le buone edizioni antiche, ed avuto poco rispetto a que’ codici de’ quali tanto e con tanto pro asserisce di essersi servito, ha per forma rabberciata a casaccio il testo in moltissimi luoghi, che il fatto suo è una maraviglia ed una pietá: e maraviglia maggiore e maggior pietá è il vedere che la edizione da esso rimpasticciata si è pur citata nella Tavola del Vocabolario della Crusca». Aggiunge il Fanfani che per il suo testo egli si era servito dell’edizione Giuntina del 1533, di quella Fiorentina del 1826, e che aveva consultata l’edizione del 1472, e, per i luoghi che l’avevano richiesto, i migliori manoscritti fiorentini. Non mi parve possibile che il Moutier, che conoscevo con diretta esperienza per un onesto editore delle opere del Boccaccio, meritasse tutto il male che il Fanfani ne diceva, e notai intanto che il testo dato dal Gigli coincideva con questo dato dal Fanfani. A che cosa gli era servito dunque il controllo con l’edizione Giuntina del 1533, ristampa di quella del 1524?

Un po’ di luce mi venne dall’edizione Moutier pubblicata nel 1829, nella cui prefazione si legge che Filippo Giunti, riproducendo nel 1594 l’edizione Giuntina del 1517, vi apportò molti emendamenti arbitrar! di cui non c’era testimonianza nei manoscritti, e che le edizioni posteriori al 1594 non erano che ristampe dell’edizione di Filippo Giunti. Per provare le sue affermazioni il Moutier cita in una lunga nota una serie di quegli emendamenti arbitrari, e segnala un passo intero del capitolo terzo che stampa in corsivo e che sospetta apocrifo, «e probabilmente un’aggiunta dell’editore del 1594». L’elenco degli emendamenti ritenuti arbitrar! offerto dal Moutier, mi diede l’occasione di controllare che alcuni di essi si trovavano ancora nell’edizione del Fanfani e in quella del Gigli.

Còmpito non lieve per un editore che non volesse lasciare le cose al punto di prima: controllare se le innovazioni indicate dal Moutier apparvero per la prima volta nella stampa del 1594; controllare il maggior numero possibile di manoscritti per rintracciarne le eventuali tracce.