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16 l'elegia di madonna fiammetta


trapassi senza sospiri, la quale altra volta lieta, e senza niuna malinconia sempre vedere solea. —

Allora io, dopo un gran sospiro, d’uno in altro colore piú d’una volta mutatami, quasi di dormire infignendomi, e di non averla udita, ora qua ora lá rivolgendomi, per tempo prendere alla risposta, appena potendo la lingua a perfetta parola conducere, pur le risposi:

— Cara nutrice, niuna cosa nuova mi stimola, né piú sento che io mi sia usata; solamente li naturali córsi, non tenenti sempre d’una maniera li viventi, ora piú che l’usato mi fanno pensosa. —

— Certo, figliuola, tu m’inganni, — rispose la vecchia balia — né pensi quanto sia grave il fare alle persone attempate credere in parole una cosa, e un’altra negli atti mostrarne; egli non t’è bisogno celarmi quello che io, giá sono piú giorni, in te manifestamente conobbi. —

Oimè! che quando io udii cosi, quasi dolendomi e sperando e crucciandomi, le dissi:

— Dunque, se tu il sai, di che addimandi? A te piú non bisogna se non celare quello che conosci. —

— Veramente — disse ella allora — celerò io quello che non è licito che altri sappia; e avanti s’apra la terra, e me tranghiotta, che io mai cosa, che a te torni a vergogna, palesi; gran tempo è che io a tenere celate le cose apparai. E perciò di questo vivi sicura, e con diligenza guarda non altri conosca quello che io, senza dirlomi tu o altri, ne’ tuoi sembianti ho conosciuto. Ma, se quella sciocchezza, nella quale io ti conosco caduta, ti si conviene, se in quel senno fossi nel quale giá fosti, a te sola il lascerei a pensare, sicurissima che in ciò luogo il mio ammaestrare non avrebbe. Ma perciò che questo crudele tiranno, al quale, sí come giovane, non avendo tu presa guardia di lui, semplicemente ti se’ sommessa, suole insieme con la libertá il conoscimento occupare, mi piace di ricordarti e di pregarti che tu del casto petto esturbi e cacci via le cose nefande, e ispegni le disoneste fiamme, e non ti facci a turpissima speranza servente. E ora