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202 l'elegia di madonna fiammetta


detta isola, il quale gli convenne vincere per forza, e fatta gran battaglia con le dette femine e poi ricevuto con grande onore dalla detta Isifile, promettendole toglierla per sua moglie, stette con lei e ingravidolla di due figliuoli, la quale poi esso abbandonò per Medea. Di che essa Isifile fu scacciata dal reame dalle dette femine per ch’avea campato il padre e rotta la fede. Sconosciuta fuggendo arrivò a casa di re Licurgo col quale s’acconciò per sua balia, e nutricando uno suo figliuolo il quale fu chiamato Archemoro il quale fu morto da uno serpente avendolo essa lasciato per mostrare l’acqua ove bevve l’esercito di re Adrasto e di Pollinice quando andaro ad oste alla cittá di Tebe, e tornando trovò il detto citello morto dal serpente. E il detto Adrasto volendola consolare, domandolla prima cui ella era, ed essa narrandogli, per consolazione della morte del citello [fece fare onori] quasi nella simile forma che fe’ fare Enea alla sepoltura di Anchise suo padre, come pone Virgilio. Nelli quali onori a caso o a fortuna essa Isifile conobbe i due predetti suoi figliuoli che avea avuti di Giasone.

[e tornò in Tessaglia a Medea]. Medea, come fu detto dinanzi, fu abbandonata da Giasone per un’altra donna, come pone Seneca nelle tragedie, per la qual cosa essa corrucciatasi uccise due figli che ebbe di Giasone e arse il palagio regale con la nuova sposa e fuggí da esso e andossene a Egeo padre di Teseo, il quale ricevendola con grande onore se la tolse per moglie; e da poi perché volle fare attossicare il detto Teseo, conosciuta la iniquitá sua, si fuggi da Egeo, onde dice Ovidio:

     Excipit hanc Aegeus, facto damnandus in uno,
Nec satis hospitium est: thalami quoque foedere iungit.

[Met., VII, 403 - 404.]

[Paris si partí]. Questo, come fu detto dinanzi, fu figliuolo di re Priamo, il quale essendo pastore s’innamorò di Oenone e