Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/188

182 l'elegia di madonna fiammetta


Al capitolo quinto.

[Ulisse etc.]. Qui è da sapere quello che pone Stazio nell’Achilleidos il quale scrive che da poi che Tetis ebbe partorito Achille, gittò sorti per vedere che fortuna dovea avere il detto Achille, per le quali conobbe che dovea essere morto nell’oste di Troia; e però quando venne il tempo che li Greci voleano andare a oste a Troia, essa sentendo che Achille era cercato, lo tolse da Chirone a cui l’avea dato perché l’ammaestrasse in fatto d’arme, e si lo portò nell’isola di Schiros e sí l’accomandò al padre di Deidamia e fello vestire in abito di femina acciò non si conoscesse che fosse maschio. E stando con questa Deidamia nel tempo ebbe a fare con essa e ingravidolla, della quale nacque Pirro. E sentendo li Greci che il detto Achille era nella detta isola e portava abito di femina e però non si conosceva, fûr mandati il detto Ulisse e Diomede che ’l cercassero, li quali andaro alla detta isola in forma di mercatanti, e dismontati delle navi andaro a visitare il re padre della detta Deidamia, ove portaro dilettissime gioie le quali mostraro alla detta Deidamia e alle sorelle, con le quali era Achille predetto. Ed esse prendendo gioie feminili, Achille inbracciò subito uno scuto e prese una spada in mano e cominciolla a brandire: li quali scudo e spada costoro aveano portato a studio di riconoscerlo. E cosí lo riconobbero e menaronlo via nell’oste a Troia ove fu morto.

[al misero Edippo]. Edippo, secondo pone Seneca e Stazio, fu figlio di Laio re della cittá di Tebe, e di Giocasta sua madre, la quale essendo gravida, il detto Laio ebbe responso dalli dii che doveva partorire un figliuolo che lo dovea uccidere, e però comandò alla detta sua donna che come avea partorito la creatura la dovesse far morire. Da poi partorí un bellissimo figlio maschio lo quale vedendolo essa sí bello, nol volle far morire, ma fello portare alli servi suoi che lo portassero in un bosco, e foraronli li piedi e con ritorte l’appic-