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capitolo viii | 159 |
e da temere da tutto il mondo, spandere nel tristo grembo, e
l’avere veduta Troia d’altissimi palagi e di nobile popolo piena,
accesa di greco fuoco e abbattuta tutta; e oltre a ciò il misero sacrificio fatto da Pirro della sua Pulissena, con quanta
tristizia si dèe pensare che il riguardasse? Certo con molta.
Ma brieve fu la sua doglia; ché la debole e vecchia mente,
non potendo ciò sostenere, in lei smarritasi, la rendè pazza,
sí come il suo latrare per li campi fe’ manifesto.
Ma io con piú ferma e piú sostenente memoria che non mi bisogna, a mio danno, continuo rimango nel tristo senno, e piú discerno le cagioni da dolermi; per che, piú lungamente perseverando in male, come io fo, estimo quello, quantunque leggiero sia, da parere molto piú grave, sí come piú volte ho giá detto, che il gravissimo il quale in brieve tempo si finisce e termina.
Sofonisba, mescolata tra l’avversitá del vedovatico e le letizie delle nozze, in un medesimo momento di tempo dolente e lieta, prigione e sposa, spogliata del regno e rivestitane, e ultimamente in queste medesime brievi permutazioni bevente il veleno, piena di noiosa angoscia m’apparisce. Videsi costei reina altissima dei Numidi, quindi, andando avversamente le cose de’ suoi parenti, vide preso Siface suo marito, e prigione divenire di Massinissa re, e ad un’ora caduta del regno, e prigione del nemico nel mezzo dell’armi, facendolasi Massinissa moglie, in quello restituita. Oh, con quanto sdegno d’animo si dée credere che ella queste mutabili cose mirasse, né sicura della volubile fortuna, con tristo cuore celebrasse le nuove nozze! il che il suo ardito finire assai chiaro dimostra; però che non essendo dopo le sue sponsalizie ancora uno di naturale valicato, appena credendosi ella rimanere nel reggimento e seco di ciò combattente, non accostandosi ancora al suo animo il nuovo amore di Massinissa, come l’antico di Siface, ricevette dal servo, mandato dal nuovo sposo, con ardita mano lo stemperato veleno, e quello, premesse sdegnose parole, senza paura bevve, poco appresso rendendo lo spirito. Oh, quanto amara si puote immaginare