Pagina:Boccaccio, Giovanni – Elegia di Madonna Fiammetta, 1939 – BEIC 1766425.djvu/163


capitolo viii 157


di Grecia sotto sette re, e ultimamente l’uno l’altro de’ due figliuoli, dopo molte battaglie e incendii, vide uccidere, e sotto altro reggimento, scacciato il marito figliuolo, vide cadere le mura antiche della sua terra edificate al suono della cetera d’Anfione, e perire il regno suo; e impiccatasi, in forse lasciò le figliuole di vituperevole vita. Che poterono piú gl’iddíi, il mondo e la fortuna contro a costei? Certo nulla mi pare: cerchisi tutto l’inferno, appena che in esso tanta miseria si truovi. Ogni parte d’angoscia provò, e cosí di colpa. Niuna sarebbe che giudicasse la mia potere a questa aggiugnere; e certo io direi che cosí fosse se ella non fosse amorosa. Chi dubita che costei, sé e la sua casa e il marito degno dell’ira degl’iddii conoscendo, non riputasse li suoi accidenti degni? Certo niuno che lei senta discreta. Se ella fu pazza, vie meno li suoi danni conobbe, li quali non conoscendo non le dolevano. E chi sé degno conosce del male che egli sostiene, senza noia, o con poca, il comporta.

Ma io mai non commisi cosa onde giustamente verso me si potessero o dovessero turbare gl’iddii: continuamente gli ho onorati, e con vittime sempre la loro grazia ho cercata, né sono di quelli stata dispregiatrice, come giá furono li Tebani. Bene potrebbe forse dire alcuna: «Come di’ tu non avere meritata ogni pena né mai avere fallito? Or non hai tu rotte le sante leggi e con adultero giovane violato il matrimoniale letto?». Certo sí. Ma, se bene si guarderá, questo fallo solo è in me, il quale però non merita queste pene, che pensare si dée me tenera giovane non potere resistere a quello che gl’iddii e li robusti uomini non poterono. E in questo io non sono prima, né sarò ultima, né sono sola, anzi quasi tutte quelle del mondo ho in compagnia, e le leggi contro alle quali io ho commesso, sogliono perdonare alla moltitudine. Similmente la mia colpa è occultissima, la qual cosa gran parte dée della vendetta sottrarre. E oltre a tutto questo, posto che gl’iddii pure debitamente contro a me crucciati fossero, e vendetta del mio fallo cercassero, non saria da commettere il pigliar la vendetta a colui che del