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capitolo i 9


rati, benché della loro salute porgano ad essi segno, elli privano loro del conoscimento debito; e cosí ad una ora mostrano di fare il loro dovere, e saziano l’ira loro. La fortuna mia adunque me vana e non curante sospinse fuori; e accompagnata da molte, con lento passo pervenni al sacro tempio, nel quale giá il solenne ufício debito a quel giorno si celebrava.

La vecchia usanza e la mia nobiltá m’avea tra l’altre donne assai eccellente luogo servato, nel quale poi che assisa fui, servato il mio costume, gli occhi subitamente in giro volti, vidi il tempio d’uomini e di donne parimente ripieno, e in varie caterve diversamente operare. Né prima, celebrandosi il sacro uficio, nel tempio sentita fui, che, sí come l’altre volte soleva avvenire, cosí e quella avvenne, che non solamente gli uomini gli occhi torsero a riguardarmi, ma eziandio le donne, non altramente che se Venere o Minerva, mai piú da loro non vedute, fossero in quello luogo, lá dove io era, novamente discese. Oh, quante fiate tra me stessa ne risi, essendone meco contenta, e non meno che una dea gloriandomi di tale cosa! Lasciate adunque quasi tutte le schiere de’ giovani di mirare l’altre, a me si posero d’intorno, e diritti quasi in forma di corona mi circuivano, e variamente fra loro della mia bellezza parlando, quasi in una sentenza medesima concludendo la laudavano. Ma io che, con gli occhi in altra parte voltati, mostrava me d’altra cura sospesa, tenendo gli orecchi a’ ragionamenti di quelli sentiva disiderata dolcezza, e quasi loro parendomene essere obbligata, tale fiata con piú benigno occhio li rimirava; e non una volta m’accorsi, ma molte, che di ciò alcuni vana speranza pigliando co’ compagni vanamente se ne gloriavano.

Mentre che io in cotal guisa, poco alcuni rimirando, e molto da molti mirata, dimoro, credendo che la mia bellezza altrui pigliasse, avvenne che l’altrui me miseramente prese. E giá essendo vicina al doloroso punto, il quale o di certissima morte o di vita piú che altra angosciosa dovea essere cagione, non so da che spirito mossa, gli occhi con debita